L'ala statunitense della Virtus Bologna, Semi Ojeleye, ha rilasciato un'intervista sul sito di “EuroLeague”, dove ha spiegato cosa significano tre parole specifiche, ovvero casa, mentalità, gratitudine. Di seguito riportiamo le sue dichiarazioni.

Semi Ojeleye, l'intervista al sito EuroLeague

 

CASA: "Casa, per me, significa sostanzialmente avere intorno persone a cui tieni. La ragione per cui ho iniziato a giocare a basket è mio fratello, giocavamo in strada tutti i giorni e lui non mi faceva mai vincere, anzi era molto fisico. Mi ricordo che qualche volta sono tornato a casa piangendo la sera perché mi aveva battuto di nuovo. La prima volta che ho vinto contro di lui mi sentivo come se avessi battuto Michael Jordan.
Nella mia carriera ho viaggiato molto, molte città, molti college, molti indirizzi ma nonostante tutto mi sono sempre sentito a casa. Sono sempre riuscito a legare con le persone intorno a me, gli allenatori, i miei compagni, la mia famiglia che è in un altro posto o gli amici che vivevano in quella città. Avere buone persone intorno fa sì che ovunque ti trovi, sei a casa".

MENTALITA': "Per me, l'aspetto mentale del basket, nella mia carriera e nella mia vita è più importante di quello fisico. Ovviamente ti alleni per essere veloce, forte e in forma, ma se non sei concentrato sull’obiettivo, specialmente in Eurolega, non puoi competere.
Ho mantenuto la mia concentrazione su una cosa, cioè essere sicuro di godermi questo viaggio. Nel passato mi sono fatto influenzare da cosa gli altri pensassero di me, delle statistiche o delle mie performance ma onestamente è una benedizione poter giocare questo sport a livello professionistico, e quando te lo ricordi ti togli tutta la pressione di dosso. La mia mentalità è quella di divertirmi in questo momento, non c è niente nel passato o nel futuro che posso controllare e ringrazio di essere qui".

GRATITUDINE: “Più divento maturo più capisco che non sono i momenti in cui vieni celebrato o esaltato ma sono quelli in cui piangi, ti arrabbi, sei ansioso da cui bisogna imparare qualcosa. Io non sapevo niente della Virtus bologna, non sapevo della cultura della città, dei suoi tifosi, ma ora che sono qui sono grato di questa opportunità. Essere in questa squadra è un esperienza nuova e impegnativa. Imparare a giocare in europa, imparare una cultura con tante persone diverse, adattarsi agli orari, mi ricordo che una volta uno degli allenatori mi è venuto a svegliare e non mi ricordavo dove fossi. Anche una cosa così semplice è abbastanza per essere una sfida per me. Guardando indietro potrò dire di aver giocato in Europa, di aver girato il mondo e di aver incontrato tutte queste persone incredibili. Che ci crediate o no, questa è stata una delle migliori esperienze della mia vita fino ad adesso”.

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