Di cosa parliamo quando parliamo di (questo) calcio condizionato dal Covid? Di sensazioni, più che altro. Perché certezze non ce ne sono più. Il campionato è falsato? Certo, gli ultimi due anni della nostra vita sono falsati, qualcuno forse non se n’è ancora accorto? E’ cambiata la quotidianità, le abitudini, i sogni, le ambizioni, le paure. E vuoi che non sia cambiato il calcio? E vuoi che la Lega non si riveli per quello che è: un organismo-fantoccio, ostaggio dei club? Ora: i club, compreso il Bologna, fanno bene a lagnarsi delle scelte incomprensibili della Lega, ma non è forse la Lega l'emanazione dei club di Serie A? Avanti, prego. La vera domanda che ci dobbiamo porre è questa: ha ancora senso giudicare le partite - del Bologna e di tutte le altre squadre - con il metro di giudizio che avevamo prima del Covid? L'estensore di questa rubrica pensa proprio di no, non è più possibile farlo, non abbiamo più gli strumenti che avevamo prima e - soprattutto - le partite non sono più la conseguenza di tutta quella serie di fattori che prima incidevano nel destino del risultato. Ovvero gli allenamenti (e chi si allena più?), le scelte tattiche e le strategie dell’allenatore (sappiamo bene come Mihajlovic è arrivato alla sfida col Cagliari), il buon momento di condizione di questo o di quel giocatore (impossibile da valutare, visto che cambia di ora in ora). Conosciamo tutti la scia di polemiche e veleni che ha accompagnato questo posticipo del martedì sera, così come sappiamo l'emergenza che ha costretto Mihajlovic a mandare in campo a Cagliari una formazione che - per forza di cose - è risultata improvvisata, rabberciata. Siamo davvero tornati alla conta che si faceva giù al campetto, quando eravamo ragazzi, per comporre le squadre. Tutto questo non deve suonare come un alibi, ma nelle nostre intenzioni deve essere la necessaria premessa per pesare le prestazioni del Bologna. La verità è che - con la pandemia in corso - siamo arrivati al punto che bisogna - banalmente - farsene una ragione, accettare ora la carezza e ora lo schiaffo del vento, la vittoria o la sconfitta, tanto saranno entrambe impreviste. La sconfitta di Cagliari è arrivata così, senza colpo ferire. Il bel gol di Orsolini su punizione (alla Mihajlovic), il Bologna che subisce la pressione del Cagliari ma riesce comunque a ripartire e a rendersi pericoloso, l'ingresso in campo di Gaston Pereiro che spariglia le carte in tavola (e con tutto il rispetto, parliamo di Gaston Pereiro non di Mbappè), il gol del pari di Pavoletti lasciato inspiegabilmente solo in mezzo all'area e infine il gol di Pereiro, cercato e voluto, certo, anche con la complicità di Skorupski che non copre il palo di competenza. Questo è successo a Cagliari. Ma poteva andare anche diversamente, sarebbe bastato poco. Oggi le partite di calcio sono un lancio di dadi: non puoi minimamente prevedere che numeri usciranno.

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