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Signori sicuro: “Il Bologna sta mostrando una cosa evidente”

C’è aria di derby, si infiamma l’atmosfera.

Quest’oggi alle ore 15:00 scendono in campo allo stadio Ennio Tardini Parma e Bologna, per la sfida di campionato valida per la 26esima giornata.

Una gara storica e con un grande valore: c’è chi partite del genere ne ha disputate negli anni, e che viene ricordato ancora oggi con grande affetto.

Beppe Signori ne è un esempio: ha vestito la maglia rossoblù dal 1998 al 2004, lasciando un segno indelebile nel calcio italiano.

Proprio oggi ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, ripercorrendo alcune tappe della sua vita e commentando la situazione del calcio italiano e, in particolare, del Bologna.

Oggi c’è Parma-Bologna: nel ’95 la gente scese in piazza per lei, ceduto proprio al Parma

Sarei stato l’acquisto più caro della storia, in quel momento: era tutto fatto per 25 miliardi di lire. Poi, tutto saltò. I laziali si “ribellarono”. Io? Mai stato convinto di andare via. Volevo restare alla Lazio. In diecimila scesero per le strade e bloccarono tutto. A ripensarci mi vengono i brividi. Certe cose magari sono successe a Baggio o Riva ma non in queste dimensioni. I laziali si identificavano nella mia persona e io con loro avevo un’alchimia difficile da spiegare e che mai si è interrotta. Spesso anche fra me e me ho detto una cosa: che rinuncerei a dieci scudetti vinti pur di vivere una esplosione d’amore così, vedere diecimila persone che ti vogliono è pazzesco e bellissimo.

Un talento che l’ha colpita

Yildiz, fa numeri incredibili. Resta spesso in panchina? Lì non ci posso entrare, nel senso che l’allenatore è obbligato a fare delle scelte. Ma Yildiz ha margini di miglioramento enormi.

E come calcio proposto?

Mi piace vedere Lazio e Bologna, mi ha impressionato quel voler difendere attaccando. Sempre avanti, aggressivi, propositivi, come è sempre piaciuto a me dai tempi di Zeman.

Vincenzo Italiano (ph. bolognafc.it)

Su Zeman

Era avanti in mille cose. Anche la stessa preparazione atletica che faceva: noi andavamo il doppio degli altri. E io come attaccante ne godevo di più. Oggi in Italiano e Baroni rivedo molti suoi concetti: intraprendenza calcistica allo stato puro. E la gente si diverte.

Ci va al Dall’Ara?

Da un po’ di tempo no. Ma la squadra di Italiano sta dimostrando una cosa evidente. Le spiego: l’anno scorso Thiago ha saputo valorizzare al massimo ogni giocatore, tutto funzionava e il merito andava tutto a Motta. Ma quest’anno? Quest’anno Italiano sta facendo bellissime cose, un grandissimo lavoro, ed è li, fra le prime otto con quasi gli stessi punti.

Vincenzo Italiano in conferenza stampa all’Estádio Alvalade alla vigilia di Sporting Lisbona-Bologna

Cosa vuol dire?

Che il gruppo squadra vale. E vale anche tanto, senza nulla togliere a Italiano che stimo molto. Significa che la parte storica di questa squadra, che da una annata all’altra ha cambiato allenatore e anche pedine non indifferenti, è forte, ci sa fare. E la Champions l’ha fatta crescere ancora di più. E allora bisogna fare un applauso a chi l’ha fatta: quindi Fenucci, Sartori e Di Vaio, perché molti giocatori di oggi tre anni fa erano sconosciuti… Prenda Castro. Averlo preso nel gennaio di un anno fa significa saper guardare avanti.

Castro ha un che di Lautaro?

Ha un che di Batistuta: sempre in lotta, vede la porta, sa anche giocare coi compagni. Dominguez? Ha colpi e mi impressiona: pur non essendo un colosso ha forza esplosiva e non lo butti mai giù.

Le italiane in Champions

Non sono un nostalgico ma si ricorda quando gli stranieri erano solo tre e crescevano i ragazzi italiani? Purtroppo non si tornerà mai indietro ma ci vogliono più italiani nel nostro campionato: due mondiali senza l’Italia vanno letti anche così. I giovani sono il nostro filone d’oro: gli va dato il tempo di crescere e anche di fare errori. Non so se potrà bastare, ma sarebbe un inizio. Prenda l’Atalanta: all’inizio del suo tragitto aveva 7-8 undicesimi italiani, cresciuti soprattutto nel proprio settore giovanile. Ora 7-8 sono stranieri: cos’è, la fretta di vincere?

È sorpreso che l’Inter non sia prima?

Simone Inzaghi nella sala stampa di San Siro dopo Inter-Bologna

Vista la completezza dell’organico sì. Poi, però, mi fermo perché dall’altra parte c’è Antonio Conte, che non ha le coppe ma ha quasi la stessa formazione, per di più senza Kvara, eppure è in testa, meritatamente. È un campionato di qualità e anche imprevedibile. Finalmente.

Sulla lotta per il quarto posto

Atalanta forte, Milan che è in fase di ristrutturazione, Fiorentina, poi Juve e Bologna. Ecco: il Bologna ha dimostrato di saperci stare in Champions, e allora perché non pensare che possa tornarci?

Il Bologna come l’Atalanta?

Può essere. C’è Sartori. Guarda caso…

Lei non torna ad allenare?

Ho il patentino dal 2010. Potevo anche allenare la nazionale. Poi, nel 2011…

Il caso su calcio-scommesse. Dieci anni in cinque parole?

«Terribili. Ingiusti. Pieni di sofferenza. Un altro vocabolo è solitudine: non che mi abbiano lasciato solo, nessuno mi ha abbandonato ma ero io che mi sentivo inutile in tutto, per tutto. Quinta parola, attesa: sono stati anni interminabili, anche di silenzio, certe cose ti logorano dentro, la vita, il sonno, lo stato d’animo. Era il febbraio 2021 quando mi hanno assolto con formula piena. Dieci anni che nessuno mi ridarà: che mi hanno piegato ma non spezzato. Mai. E lì ho fatto una selezione naturale: ho capito chi è un amico vero e chi no. Ora, pochi ma buoni.

Le piace il VAR?

Ci fosse stato avrei venti gol in più…

Tornerebbe anche in un settore giovanile?

Certo. I bambini mi piacciono, mi diverto a insegnare tecnica individuale e collettiva. È gioia. Anche i rigori? Noooo (sorride), per quelli è presto.

Ma se la chiamano, torna davvero?

Rispondo…

LEGGI ANCHE: Parma-Bologna, le ultime di formazione: è ballottaggio Calabria-De Silvestri

Lorenzo Lopresti

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