La stagione del Bologna è arrivata all’appuntamento più importante: dopo 51 anni di attesa la possibilità di riportare il trofeo a Bologna. Una finale di Coppa Italia contro il Milan che potrebbe certificare lo status di grande squadra dimostrato nelle ultime due stagioni. Tra i protagonisti di questa ascesa verticale c’è sicuramente Riccardo Orsolini, il quale ha parlato anche della partita di mercoledì nella lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera. Andiamo a riportare di seguito un estratto di quanto ha dichiarato.
Ho segnato dalla mia mattonella, in quel gol c’è tutto me stesso. Attacco alla profondità, rientro e tiro. San Siro mi porta bene, mi gasa. Dei numeri sono felice: 13 reti in campionato e 2 in coppa, spero non sia finita qui perché ne servono altri. Mi rende ancora più felice aver trovato grande continuità
Eravamo in vantaggio e pensavamo di gestire, il Milan non dava l’impressione di voler andare all’arrembaggio, gli abbiamo dato la scintilla che li ha riaccesi e noi ci siamo aperti come il burro. Se giochiamo così a Roma prendiamo gli schiaffi. Abbiamo capito cosa non dobbiamo fare
Tanto, ora sei costretto a fare calcoli e dipendi dagli altri. Adesso devi vincere le ultime due gare e sperare, non è una buona situazione, è molto peggiorata. Ma non siamo quelli visti a San Siro
Sulla carta loro a livello di nomi e blasone e poi sono il Milan. Le partite però vanno giocate e noi sappiamo cosa fare e, ora, cosa non fare
Non direi. Non è un calo fisico né paura o tensione, ogni tanto la nostra fiammella diventa fioca poi si riaccende: una spiegazione non c’è, è importante darsela in fretta
Ho raggiunto un livello di maturità tale per capire tante cose. È stata la miglior stagione perché vissuta con il sorriso: non sempre è successo
C’è un mio amico che produce infissi a Rotella, vicino Ascoli Piceno (ride, ndr)
Non ho mai giocato partite che contano davvero. Da una parte speri di vincere e sei un po’ teso, è una finale. Ci sarà un esodo, abbiamo spostato il Dall’Ara a Roma più che per lo spareggio-scudetto del 1964 con l’Inter: una roba che succede per il Papa. Poi vedrò il presidente Mattarella, è simpatico. Ricordo sotto il Covid quando si sistemava i capelli e fece quella battuta sul non poter andare dal barbiere
Non è stata una punizione. Io devo giocare senza pensieri o responsabilità, libero. Sono contento di averla avuta per primo in Champions, ma un capitano si vede in altro: sono un trascinatore, la fascia è appena un pezzo di stoffa
Sì, tanto. Dopo le gare di Champions tornavamo in campionato e tritavamo tutti: ti portavi dietro quel ritmo, si va al doppio. Ad Anfield contro il Liverpool correvo e pensavo: “Ma come faccio ad andare così forte?”
Abbiamo provato a fare tutto e abbiamo fatto bene: ora è fondamentale vincere la Coppa Italia e staccare il pass per l’Europa League. In questo il Milan sta peggio di noi
Io non la sento, ho il gusto di partecipare a un evento storico, da 51 anni che il Bologna non giocava una finale. E l’anno scorso la Champions che mancava da 60: in due anni abbiamo ucciso la storia
Ho 28 anni, un contratto fino al 2027, sono legato in un modo folle a Bologna, ci siamo fusi. Ho fatto 70 gol e mai una volta ho baciato il simbolo sulla maglia e non lo farò mai: non prometto, non mi piacciono le prese in giro. Al Bologna c’è tutto per restare in alto. La prossima Supercoppa in Arabia sarà un altro passo di crescita: il “Califfato dell’Orso”. Fossi un giocatore mi prostituirei per venire a Bologna. Si sta da dio. Ci vediamo a Roma, sarà un successo e da Orsetto voglio abbracciare tutti i tifosi
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