E così capitò che un sabato sera Basket City si ritrovò senza difesa, infilzata da vecchi leoni indomabili come Logan e da ragazzi rampanti a caccia di gloria come i brindisini. Virtus e Fortitudo si sono ritrovate a braccetto alle prese con lo stesso problema pur con causa e dinamiche diverse.

In una settimana abbiamo visto due facce della stessa Segafredo. A Venezia esemplare nella dedizione difensiva, contro Brindisi inguardabile ai limiti dell'osceno. L'assenza di Markovic non può essere un alibi, tantomeno può esserlo quella di Abass. Se Cremona e Reggio hanno saputo approfittare di una Virtus svogliata e distratta, figuriamoci se non poteva approfittarne questa Brindisi che è tremendamente solida e ha un giocatore, Derek Willis, di livello assoluto. La difesa è soprattutto questione di testa e di voglia e la Virtus sabato sera non ha mostrato né l'una né l'altra. Non è un problema di attitudine o di capacità perché le dimostrazioni stagionali in tal senso ci sono già state. Semmai la sfida di sabato ha dato un ulteriore prova tangibile di una grande verità: questa Virtus, che ha talento ed è profonda ed è ben attrezzata, non può ritenersi competitiva a nessun livello se non difende di squadra come sa fare. È vero che la continuità di rendimento a novembre non è facile da ottenere e conta di più averla da marzo in poi, ma gli scossoni del percorso Virtus stanno diventando troppi e troppo fragorosi: compito di Djordjevic sarà quello di raddrizzare la squadra il più possibile e il prima possibile.

In casa Fortitudo il discorso è diverso: la difesa non è il punto di riferimento tecnico di questa F ma ciò non implica che debba essere invisibile. Si è perso il conto delle volte in cui Meo Sacchetti a fine partita ha tirato le orecchie ai suoi con un tono della voce oscillante tra l'arrabbiato e l'amareggiato. Anche il post gara di sabato non ha fatto eccezione. Il coach Fortitudo ha straragione a lamentare uno scarso impegno dei suoi che troppo spesso non mostrano il sacro fuoco e anzi al primo accenno di difficoltà crollano senza riuscire a reagire. Però dopo due mesi di partite il problema resta pressoché lo stesso e allora anche Sacchetti deve farsi delle domande su quale presa abbia sulla squadra. Non è un riferimento a questioni tecniche ma mentali: se puntualmente una squadra alza bandiera bianca appena gli avversari piazzano un break, il suo allenatore deve capire e in fretta quali sono le sue colpe e dove intervenire. In fretta perchè il rischio di ritrovarsi a lottare in zone bollenti senza averne l'attitudine e l'abitudine non è poi così lontano. La gara contro Reggio Emilia (ammesso che si giochi visto il focolaio che ha colpito i biancorossi) deve essere quella della svolta, non ci sono alternative.

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