Aaron Hickey (ph. bolognafc.it)

La mini-striscia di tre partite senza sconfitte. Il +10 dalla zona pericolo. La solidità dimostrata col Sassuolo in inferiorità numerica. Il Bologna è un diesel che arriverà al traguardo senza dover controllare se la spia è rossa. Soffermiamoci però sull’episodio che ha scatenato le ire dei rossoblù. Ok, il rosso a Hickey è - semplicemente - sbagliato. Da Mihajlovic a De Zerbi, tutti d’accordo. Persino l’arbitro, ebbene sì. La Penna - infatti - non aveva giudicato così grave il fallo dello scozzese. Ci ha pensato il Var. E a quel punto: rosso diretto. Perché se il Var interviene per un fallo di gioco, la direzione da prendere è solo quella. Ora la questione che ci si deve porre è questa: o accettiamo il Var o no. E’ anacronistico affrontare la questione come fa - uno fra i tanti - il ds Bigon, sostenendo che bisogna chiarire l’apporto del Var. Bigon - e tanti altri come lui, ogni domenica - parte da premesse sbagliate. Dimentichiamo tutti che il Var non è scienza, ma tecnologia. E come una tecnologia viene usato (dagli uomini, che sono soggetti ad errore). Non è la verità, il Var. Ma prova a identificarla, la mette focalizza. Spesso ci riesce, lo possiamo valutare ogni week end. Ma ogni tanto sbaglia la misura della messa a fuoco. La falsa, ne distorce le dinamiche. E’ come una lente, una di quelle che usano i bambini quando vogliono giocare agli esploratori in giardino. Anche una formica, se ingigantita, sembra un mostro pericolosissimo. Così il fallo di Hickey su Muldur. Fa sorridere chi ancora in queste ore se la prende con gli addetti al Var, dicendo che l’arbitro ha lasciato correre. Scusate, ma chi sono - se non i veri arbitri - gli addetti al Var? Ci siamo accorti - vero? - che l'arbitro - il caro vecchio arbitro - oggi in campo vale quanto il due di picche? Ha perso la sua centralità, dipende (lui come noi) dal Var. E che dire dei guardalinee? Si limitano ad aspettare la segnalazione, e in dolce attesa alzano la bandierina, come scatto alla risposta. E’ cambiato il calcio, ma ogni tanto ci sfugge. Se vogliamo uscirne vivi e non rimanere perennemente incagliati nei veleni e nelle discussioni oziose di ogni post-partita, dobbiamo avere bene in mente una cosa: il problema siamo noi, non il/la Var. Il futuro si può rimandare, ma alla fine si accetta per quello che comporta. Già ora, niente è più come prima. Pensateci: per sapere se è gol o no non guardiamo più l’arbitro, ma guardiamo l’arbitro che guarda un televisore dove prima noi abbiamo visto ciò che è successo. Ripetiamo: il Var non è scienza, è tecnologia. Non cancella l’errore, ma lo riduce. Il Var non giudica, esprime. Offre chiarezza, bravo chi ne fa buon uso. E’ sbagliato chiederci se il/la Var funziona o no. La risposta è inevitabilmente sempre sì. E’ come dire: funzionano gli occhiali? Un asciugacapelli fa il suo lavoro quando sistema la nostra chioma. Se lo usi per montare la panna non puoi sperare di avere lo stesso risultato. per questo le lamentele di chi se la piglia col Var fanno tenerezza. E’ come prendersela con un orologio perché indica un minuto in più, o con un cannocchiale perché ingrandisce le cose. Ci piaceva più com’era prima? Chi alza la mano è come quel miope che si toglie gli occhiali perché così ci vede meglio. Siamo esseri umani, l'errore siamo noi.

Repubblica - Dondarini: "Il rosso a Hickey è un errore. Però l'intervento in diretta è una cosa, al replay un'altra"
Geetit travolgente contro Rubicone

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