Paolo Nicolato in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport racconta Niccolò Cambiaghi, il neo acquisto rossoblù. L’ex Empoli ha avuto modo di lavorare con Nicolato nei due anni di Under 21, quando il classe 2000 era uno dei fiori all’occhiello di quella formazione. L’ex Commissario Tecnico, ora in Lituania, racconta dell’estremo talento di Cambiaghi e della grande emozione di vederlo in Champions League sotto l’attenta guida di Giovanni Sartori.
Uno di quelli che tutti gli allenatori vorrebbero avere nella propria squadra: parliamo di un ragazzo intelligente, molto affidabile, dedito al lavoro e al sacrificio.
Dà il meglio di sé nell’uno contro uno, ormai ci sono pochi giocatori con una capacità di offendere come la sua. Può giocare su tutte e due le fasce, fa bene entrambe le fasi: non ha paura di andare oltre l’osta-colo. Lo chiamai che era ancora in serie B, al Pordenone, Da Il in poi, la sua crescita è stata continua.
Si, e purtroppo fummo sfortunati. Non mancarono i problemi: molti giocatori facevano avanti e indietro col piano di sopra, cambiavamo modulo di continuo. Nel 4-3-3 Cambiaghi faceva l’esterno, poi passammo al 3-5-2. All’esordio con la Francia fece la seconda punta. In generale comunque, pur nascendo come attaccante esterno, è uno che nel reparto offensivo può dire la sua in ogni posizione: come anche da trequartista o anche nelle vesti di seconda punta. Ha una capacità di apprendimento che è fuori dal comune: scommetto che se istruito a dovere, riuscirebbe a fare anche il terzino”
E una gioia immensa per me vedere uno dei mici ragazzi arrivare in quel palcoscenico: è già approdato al punto massimo del calcio europeo, fare una esperienza del genere non potrà che fargli che bene per la sua crescita. Anzi: tutti i nostri giovani dovrebbero misurarsi a quei livelli. Dopo una bella gavetta, ovviamente.
Lo spero. Forse sugli esterni è il momento per un po di ricambio generazionale, o quantomeno di aggiungere volti nuovi: potrebbe sicuramente approfittare facendo una grande stagione. Tanti giovani della mia gestione sono poi arrivati ad indossare l’azzurro, spero ovviamente ce la faccia anche Cambiaghi. La premesse ci sono tutte. Sono contento poi che una squadra come il Bologna abbia fatto un investimento importante su un giovane italiano. Ma conoscendo Giovanni Sartori, non mi stupisco affatto.
Sì, ero l’allenatore della Primavera, mentre lui dietro la scrivania costruiva il grande miracolo che tutti conoscono. E che poi ha ripetuto a Bologna, in tempi anche più brevi. Che dire di Giovanni? Non ha bisogno di presentazioni. Ha un’etica del lavoro che dovrebbe fare da manifesto per tutti. Davvero, ne ho conosciuri pochi come lui. E un fenomeno in quello che fa. In una società con lui a dirigere tutto, mi sentirei sempre al sicuro.
Sono qui da diversi mesi or-mai, si sta rivelando una bella avventura: è un altro calcio, un altro mondo. Qui non è il primo sport, basket ed hockey gli fanno concorrenza. Ho un incarico molto ampio, per far crescere il movimento. Ci vorrà tempo. Da qua comunque riferò sicuramente per Nicolò, uno dei miei ragazzi. E Giovanni. Un amico. Un grande professionista
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