Esclusiva assoluta quella di Emilio De Leo, ex responsabile tecnico del compianto Sinisa Mihajlovic, ai microfoni di Radio Studio Equipe nel programma intitolato “Zona Maratona”.                                                 Dall'intervista, posta dal sottoscritto, sono emersi vari spunti interessanti, analizzando e potendo incentrarci anche sull'aspetto a lui più conforme: la tattica.                                                                           Emilio De Leo si è abilitato da poco al Master Uefa Pro (5 dicembre 2023) con cui ha concluso il suo ciclo di formazione a Coverciano: “La Grande Bellezza”, il titolo.

Condottiero di Sinisa per oltre dieci anni, con il quale ha vissuto numerosissime panchine prima di arrivare a Bologna lasciandoci il cuore, Emilio De Leo ha ripercosso assieme a noi anche un retroscena su quanto successo nella brevissima parentesi a Lisbona prima del definitivo momento di Bologna.

La somiglianza con gli ultimi terzini

Credo che sia giustissima la considerazione sulla somiglianza tra Tomiyasu e Hickey prima e Cambiaso, Kristiansen e Calafiori poi. Abbiamo chiaramente trovato dei calciatori con quelle attitudini però siamo riusciti a valorizzarle. A quel tempo non era del tutto scontato perché quei calciatori erano abituati magari a giocare sul binario e hanno iniziato a venire dentro, a cambiare le funzioni. Tomiyasu diventava un centrocampista aggiunto, Hickey un trequartista … Si stava facendo bene, poi si stava continuando perchè avevamo avevamo individuato in Cambiaso quel tipo di calciatore: imprevedibili dal punto di vista tattico. Ricordo in lui la dimestichezza con la quale poteva giocare nel binario, poteva venire tra le linee, un centrocampista aggiunto ecc. Mi fa molto piacere questa tua considerazione e mi permetto di dire come questo si avvalora ancora di più in Premier. All'epoca guardavamo anche la visibilità in campo internazionale che potesse avere un calciatore, come appeal e maturazione. Una delle motivazione per cui Tomiyasu è andato poi all'Arsenal è la sua duttilità.

Sui giocatori del Bologna in Nazionale

Quando in una società c'è una struttura che funziona, ben definita, vuol dire che si è già tanto avanti. A Bologna funziona già da tempo: quando poi all'interno ci sono anche persone - ancor prima di professionisti - che hanno delle qualità prettamente tecniche e poi morali, tutto riesce in maniera agevole; tanto che i risultati non diventano un caso e nemmeno la capacità di scoprire talenti. E' frutto di professionisti che si collocano all'interno di una società che funziona; tutti rispettano il proprio ruolo e viene portato quotidianamente. Non è un caso che il talento individuato non sia stato poi sperperato, bensì ulteriormente arricchito come sta accadendo quest'anno. 

Il calcio espresso da Thiago Motta

Credo che la capacità di interpretare le diverse situazioni di gioco e soprattutto i contesti dinamici spazio-temporali che cambiano durante il corso della gara sia frutto dei grandi calciatori che riescono a mettere in pratica la soluzione migliore. Nel cambio del contesto cambiano anche le funzioni: ci sono calciatori che prima erano le relegati alle mansioni tipiche del loro ruolo, adesso sono chiamati a fare cose diverse nel corso della stessa partita. Thiago Motta sta trasmettendo proprio quello. Da una parte tende a fare evolvere il calciatore, dall'altra tende a trasmettergli il gusto del gioco. In qualche modo è quello che avevamo tutti noi quando giocavamo con gli amici in maniera scriteriata: con gusto, trovando le soluzioni e capendo quando era opportuno attaccare e quando difendere. Lui lo sta valorizzando tanto e l'attualità che sta proponendo credo sia quanto vedremo in futuro. 

Thiago Motta
Thiago Motta (ph.ImageSport)

Bologna e Atalanta, le più europee?

Bologna e Atalanta sono tra le più europee, più o meno delle big come Inter, Milan…                           Negli anni passati l'Atalanta lo era ancora di più, forse appariva fuori da un contesto italiano; si trovava più a proprio agio in un contesto europeo. Adesso il Bologna sta facendo lo step ulteriore, un pò come fece il Milan - in maniera discontinua - quando vinse lo scudetto. In parte lo ha fatto anche la Fiorentina, dando imprevedibilità al suo modo di giocare. La squadra che lo stava facendo nella maniera migliore era lo stesso Napoli nella passata stagione, in quanto - tornando alla mia tesi - mi piace parlare di "Bellezza" in termini funzionali, tenendo in considerazione gli obiettivi da raggiungere. In questo Bologna tutti si divertono, il pubblico interagisce: c'è uno scambio continuo tra chi è in scena e chi in platea. La magia è tutta qua. Il Bologna sta trovando la continuità che manca al Napoli quest'anno. Bisogna dare tanto merito alle persone coinvolte in questi processi. Sono state scelte le persone giuste. 

Meriti propri e demeriti altrui

E' chiaro che ci devono essere delle squadre abituate ad arrivare nei primi posti a cui capita di avere un'annata no. Statisticamente avviene quello quando una squadra non abituata a far parte delle Coppe. Quest'anno ce ne sono tante che stanno toppando - sempre parlando in termini statistici. Dall'altra parte, per la continuità che sta dimostrando e per quanto visto, il Bologna è in crescendo; non avverto questa parabola che si sta smorzando. Credo che arriverà fino in fondo.

Su una possibile panchina dopo il Master Uefa Pro

Mi sento pronto come ho sempre dimostrato. Non è importante la categoria, bensì la possibilità di esprimersi, di approcciarsi, di vedere le cose. Allenare significa cercare di mettere fuori le frustrazioni al netto delle pressioni e dello stress presente, specie in Italia. Deve essere un modo per esprimere la nostra essenza. Dal momento che troverò la convergenza appropriata con gli obiettivi della società e di un direttore sportivo, non mi tirerò indietro. Sto facendo delle valutazioni, vediamo la migliore in vista di giugno.

Da Lisbona a Bologna

Non ho rammarico per la mancata esperienza a Lisbona: non è mai iniziata. A onor del vero siamo stati lì, si è definito il contratto; a poche settimane c'è stato un cambio societario e dunque - cambiato politicamente l'assetto - è stato cambiato tutto. Rammarico perché era un bel contesto, una bella città, un'esperienza. Avevamo già iniziato a lavorare e io avevo già organizzato gli allenamenti, il periodo di ritiro e visionato tantissimi calciatori. Potevamo mettere in atto un lavoro di grande qualità. Fortunatamente è arrivata la possibilità di Bologna, che è stato un'arricchimento non solo dal punto di vista tecnico, anche di vita. L'unica amarezza è che si è conclusa in quel modo con Sinisa, il quale ci portiamo tutti dentro.

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