Basket City ha vissuto domeniche decisamente migliori nella sua storia. Ieri due sconfitte su due, maturate in modo diverso e con effetti diversi: rimpianti per la Fortitudo e punti interrogativi per la Virtus.

Andiamo in ordine cronologico e cominciamo dalla Lavoropiù che a Sassari - in una partita brutta da parte di entrambe, diciamolo francamente - spreca una grande occasione per un colpo esterno che avrebbe dato linfa preziosa al campionato biancoblu. Certo, i 33 liberi a 13 per la Dinamo possono lasciare qualche dubbio sull'arbitraggio e certamente hanno inciso negli ultimi minuti ma il punto centrale è un altro: avanti di 8 ad inizio quarto periodo e ancora di 7 a 4 minuti dalla fine, la Fortitudo non è riuscita a rimanere compatta sia dal punto di vista mentale che tecnico. Tanti errori banali, specie da sotto, e tanti punti comodi buttati al vento che sarebbero tornati comodissimi nel finale. Sicuramente ci sono stati segnali incoraggianti, come ha detto Sacchetti, e altrettanto sicuramente perdere a Sassari ci può stare. Niente drammi dunque, a patto che il modo in cui è maturato il ko sia utilizzato come monito per il futuro specialmente quando di fronte ci sarà una squadra sulla carta più forte ma non in giornata. Sono quelle occasioni che non capitano spesso e che bisogna essere bravi a sfruttare fino in fondo.

La tripla di Adams sulla sirena del terzo quarto pareva aver indirizzato la gara verso la Virtus, o quantomeno aveva dato la sensazione che i bianconeri fossero pronti a chiudere i conti negli ultimi 10 minuti. E invece è arrivato un 11-0 di parziale Reggio Emilia dal quale la Segafredo non si più ripresa. Secondo ko interno consecutivo, per molti versi peggiore di quello con Cremona: lì sempre di rincorsa, qui con il pallino scivolato dalle mani. Al di là degli evidenti meriti della UNAHOTELS e delle difficoltà tattiche virtussine (i continui cambi sistematici questa volta non hanno pagato), c'è un aspetto più lampante di altri: mentalmente la squadra non c'è stata. Nei momenti di difficoltà, e soprattutto dopo il parziale sopra citato, si è attivata la modalità "ognuno per sé" che non porta mai da nessuna parte. I giocatori hanno smesso di cercarsi, hanno smesso di attaccare con il giusto ritmo, hanno smesso di difendere di squadra. Il nervosismo poi non ha di certo aiutato. Le responsabilità di Djordjevic sono evidenti (un solo timeout chiamato nella ripresa...) e lui stesso lo ha ammesso nel post partita. Mercoledì contro il Monaco c'è un big match di Eurocup e poi sabato una trasferta insidiosa a Varese: due test importanti per capire quanto il gruppo abbia recepito il messaggio del dover giocare di squadra per vincere.

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