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Editoriale – Bolognesi a caccia di identità

Nella domenica appena andata in archivio la Virtus e la Fortitudo hanno vissuto due step significativi, seppur diversi tra loro, verso il proprio processo di costruzione della propria identità di squadra.

A Brescia la Segafredo ha vinto chiudendo la serranda nel quarto periodo dando così due segnali molto chiari. Il primo è questa squadra se vuole sa e può difendere: non ce l’ha magari chiaro e indelebile nel proprio DNA ma comunque ha dimostrato, come del resto aveva fatto ad inizio campionato, che è in grado di indirizzare le partite nella propria metà campo. Bisogna farlo con più continuità nell’arco dei 40 minuti perché non sempre ci sarà un avversario con poche punte offensive come Brescia. Il secondo segnale è che anche in assenza di Belinelli e Teodosic le V Nere sanno cosa fare senza apparire bimbi sperduti il che, attenzione!, non vuol dire che senza quei due la squadra gioca meglio: questa è una bestemmia bella e buona, sono i giocatori di maggior estro e talento e sono già risultati più volte decisivi per la qualità del gioco e per i risultati. Senza l’apporto migliore di Beli e Milos – che sicuramente deve entrare molto meno in modalità Hero Ball, anche quando si innervosisce perché non si sente tutelato dagli arbitri – sarebbe molto complicato pensare di arrivare in fondo. Domani la sfida con Venezia in Eurocup, già delicata dopo due ko di fila, dovrà dare ulteriori conferme sulla crescita del gruppo.

E proprio contro Venezia è arrivata la sconfitta per una Fortitudo che ha retto un tempo prima di crollare nel terzo quarto rendendo complicata una rimonta al cospetto di una squadra più lunga e più forte nel senso fisico del termine. Eppure ha ragione Martino quando dice: “siamo stati sempre vicini nel primo tempo, al 35’ eravamo ancora -6 pur con una situazione particolare che ci ha un po’ penalizzato e abbiamo mollato solo nel finale”. Insomma anche in un pomeriggio difficile e arduo la squadra non ha sbracato come invece accaduto (troppe) altre volte. C’è sempre il dubbio che il valore dell’avversario, come accaduto con Milano, abbia dato quel qualcosa in più in termini di motivazione: se anche sia stato così, la Kigili deve prendere comunque il buono di quanto fatto contro la Reyer e ripartire da quello. La trasferta di Trento di domenica è ostica, contro una squadra fisica e che ha giocatori con cui sulla carta la F si accoppia male in difesa: la salvezza passa però dall’andare oltre il differenziale con gli avversari.

 

Dario Ronzulli

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