Battendo lo Spezia il Bologna non è uscito dalla crisi, ma le ha dato un calcio e l’ha spedita in un angolo. Pensare che tutti i problemi siano risolti equivale a sbagliare la prospettiva da cui si considera la questione. Dando un’occhiata al calendario vien da dire che la squadra di Mihajlovic ha fatto i punti nel momento in cui sarebbe stato pericolosissimo scivolare. Sabato c’è la trasferta a Salerno, vengono i brividi (Brividiiiiiii! Brividiiiiii!) ad immaginare con che spirito si sarebbe presentato in campo il Bologna nel caso in cui avesse perso contro lo Spezia. Poi il calendario recita: Torino al Dall’Ara, Fiorentina in trasferta, Atalanta in casa, Milan a San Siro. Non esattamente un cammino da affrontare con il cuore leggero. Per questo i tre punti conquistati - in rimonta, è giusto sottolinearlo - contro lo Spezia hanno un peso specifico notevole. Puntellano la classifica, cancellano un'astinenza che durava da 61 giorni (ultima vittoria il 22 dicembre, 3-0 in casa del Sassuolo), silenziano almeno per un po’ il malumore, spingono il Bologna a quota 31 e - soprattutto - a +9 dalla terzultima, con altre cinque squadre a fare da cuscinetto tra i rossoblù e la zona pericolo. La 26ª giornata (7ª di ritorno) è stata segnata dai pareggi (6 su 10 partite), a sorridere - oltre al Bologna - anche Sampdoria, Fiorentina e Sassuolo; ovvero squadre dalla 7ª alla 14ª posizione in classifica. Il passo avanti - quando lo valuteremo a fine stagione - avrà in filigrana l’importanza dei passi decisivi, di quelli che marcano un campionato. Segnalando anche il ritorno al gol di Arnautovic, che con la sua doppietta ha capovolto la partita, va ora affrontata la questione dell’allenatore, che non è la più importante (la squadra è questa, spremendola si sarebbero potuti fare 4-5 punti in più ma sarebbe cambiato poco) ma è nodale per il futuro del club. E’ oramai chiaro a tutti che a fine stagione il Bologna e Mihajlovic si stringeranno la mano e si saluteranno. Ok. Questo è il momento per cominciare a sondare il terreno, questo è il momento - per il club - per cercare di individuare un allenatore che - dopo anni di assestamento - provi davvero ad alzare il livello competitivo della squadra. La scorsa estate Mihajlovic e il club scelsero di proseguire insieme, come due fidanzati che si mollano, si guardano attorno, scoprono che le alternative non sono poi così entusiasmanti e allora decidono di tornare insieme, più per pigrizia che per reale volontà. L’esperienza del recente passato sia di insegnamento alla società per non farsi trovare impreparata.

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