Stasera è già ora di tornare in campo per la Virtus Bologna che, reduce dalla vittoria in campionato contro Varese, si prepara alla delicata sfida di Eurolega contro il Fenerbahçe, in quello che si prospetta un vero e proprio scontro diretto tra le due squadre. A caricare ambiente e squadra ci ha pensato Bryant Dunston, il centro 38enne della Virtus che con le sue ottime prestazioni sta dando un prezioso contributo alla squadra di coach Banchi. Di seguito sono riportate le sue parole rilasciate al Resto del Carlino-Bologna.
In realtà tutta la squadra sta producendo una buona pallacanestro perché stiamo giocando bene soprattutto in difesa dove riusciamo ad adattarci in base all’avversario. Sentiamo la fiducia dell’allenatore ognuno di noi si fida del suo compagno. Il segreto è aver messo insieme questi aspetti seguendo le indicazioni del coach.
Facendo un passo in avanti nel momento in cui era necessario farlo. A ogni difficoltà qualcuno di noi ci ha messo la faccia per il bene della squadra. Siamo andati in campo prima come gruppo e solo dopo come individui. Al di là dei risultati sappiamo che i tifosi si aspettano questo da noi: giocare per la maglia e non per se stessi. Non possiamo più nasconderci e se questa è la strada che ci ha portati fino a qui, non possiamo abbandonarla proprio ora.
L’errore più grande che possiamo commettere è quello di avere troppa confidenza con quello che abbiamo fatto fino a qui. Dobbiamo rimanere con i piedi per terra. L’umiltà è stata la nostra forza e deve continuare ad esserlo. Sappiamo che gli avversari saranno ancora più concentrati su di noi, forse all’inizio ci hanno un po’ sottovalutato, ma adesso hanno visto quello che possiamo fare e cercheranno di fermarci. Non possiamo concederci il lusso di pensare che esista qualcosa di facile. Questi sono gli aspetti che consentono ad un ‘top team’ di restare tale.
Il coach e il suo staff hanno fatto un lavoro importante di analisi di quello che non ha funzionato. Abbiamo fatto una sessione di video molto lunga dove abbiamo visto i nostri errori e poi in allenamento abbiamo cercato di correggerli. Ognuno di noi ha cercato di fare quello che io descrivo come passo in più. Volevo arrivare per primo in palestra e, invece, c’era sempre un mio compagno che già si stava allenando. Ho provato ad essere l’ultimo, ma c’era sempre qualcuno che ci stava più tempo di me. Ognuno di noi ha pensato che doveva migliorare non per se stesso, ma per il bene della squadra.
I leader indiscussi sono Belinelli e Shengelia. Quando parlo non lo faccio mai per offendere qualcuno, ma per aiutarlo. Penso che questo approccio sia quello giusto per migliorare la nostra stagione continuando a stare sulla retta via. Il nostro è uno spogliatoio molto aperto dove parlano tutti e dove tutti possono dire la loro. Abbiamo una sola regola: quello che ci diciamo deve essere costruttivo e, quindi, deve servire per la crescita della squadra.
Non mi aspettavo nulla. Nella passata stagione si pensava alla possibilità che io potessi chiudere la carriera lì, ma questa eventualità non si è realizzata. Ho molti amici in Turchia e tra i tifosi dell’Efes e resteranno tali anche se adesso gioco per la Virtus. La cosa che non mi è piaciuta è che abbiamo giocato male.
L’importante è essere contenti nel posto dove uno si trova. L’invidia e la gelosia sono sentimenti che non ti consentono di stare bene con te stesso. Se uno riesce ad apprezzare le cose positive del luogo dove è, può destinare tutte le energie solo alla pallacanestro.
Sono contentissimo di poter fare il papà. Finito allenamento vado a prendere i miei figli a scuola, mi piace quando vengono a vedere la mia partita e quando posso passeggiare con loro. Siamo andati alla basilica di San Luca e mi è piaciuta. Il tempo privato è tutto per la famiglia.
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