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Editoriale – Virtus e Fortitudo tra dubbi e certezze

Si chiude stasera la prima fase della Supercoppa nel nuovo formato voluto dalla LegaBasket per celebrare i propri 50 anni e anche per riaccendere l'interesse sul basket nostrano fermo dai primi di marzo. Prima di entrare nello specifico delle bolognesi, giusto spendere due parole su questa formula. Accanto a partite dall'esito presto chiaro e a partite senza interesse per la classifica, ci sono stati degli incontri veri con pathos e giocate decisive. Insomma sprazzi di basket di buon livello ne abbiamo visti, spunti di riflessione ne abbiamo avuti. Pretendere di più oggi da giocatori e allenatori era onestamente esercizio vacuo, nonostante fossero gare di precampionato con tutti i crismi dell'ufficialità.

Alla Final Four ci va dunque la Virtus. I bianconeri chiudono con 5 vittorie – quelle con Reggio Emilia una all'overtime e una difesa all'ultimo possesso – e una sconfitta, quella nel Derby del PalaDozza. Primo step raggiunto, peraltro obiettivo molto sentito dall'ambiente non fosse altro perchè le F4 si giocheranno alla Segafredo Arena. Improprio, a mio giudizio, parlare di cantiere aperto per le V Nere pur in presenza di alcuni tasselli che ancora, fisiologicamente, non si incastrano a dovere. Il rendimento offensivo di Josh Adams, ad esempio: il suo 29% dal campo è decisamente un dato basso, frutto anche della voglia di invertire presto il trend che porta a prendere tiri forzati. Oppure i cali mentali nella propria metà campo, dopo i quali la squadra fatica a rimettersi sui giusti binari. O ancora la condizione fisica non ottimale di alcuni, come ad esempio Stefan Markovic. Però, con queste problematiche, sono comunque arrivate 5 vittorie su 6. Perché Pajola e Alibegovic danno una scarica di energia vitale su ogni pallone, perché c'è un controllo frequente dei rimbalzi (la Virtus è quella che ne ha presi di più e ne ha concessi di meno), perché c'è una personalità di gruppo già molto spiccata. Su quest'ultimo punto vale la pena sottolineare che le due vittorie in volata contro i reggiani sono arrivate in assenza di Milos Teodosic, il capobranco, il designato per vincere le gare punto a punto. Ieri sera il serbo è rimasto fuori per tutto il quarto periodo e poi è uscito dagli spogliatoi con una vistosa fasciatura al ginocchio destro. La Final Four presenterà avversari di livello più alto, a cominciare da Milano, con in più l'adrenalina del trofeo da agguantare e che in bacheca all'Arcoveggio è presente con un solo esemplare datato 1995. Sarà molto interessante valutare quanti passi avanti e di che tipo saranno fatti dal gruppo nel prossimo weekend.

La Fortitudo ha adesso due settimane di pausa prima di tornare a giocare gare ufficiali. La Supercoppa ha portato il lustro del successo nel Derby di ritorno, una buona prestazione a metà in quello d'andata, due ko con Reggio e due vittorie contro Cremona. I biancoblu hanno mostrato cose molto buone alternate a cose decisamente meno buone, una panchina che non sempre ha dato un contributo sostanzioso, Aradori che si è preso molte responsabilità offensive al pari di Happ, Dellosto che si candida per un posto più stabile nelle rotazioni. Ma una delle costanti di queste partite è stata il "non sono soddisfatto" di Meo Sacchetti in sede di commento a caldo. Per una squadra rivoluzionata come la F, con nuovi giocatori e un nuovo allenatore, era inevitabile che questo torneo rappresentasse davvero più un precampionato che una sfida ufficiale. Quindi poca attenzione ai risultati e molta all'atteggiamento, che al coach raramente è piaciuto. Nel post gara di ieri ci sono due frasi che riassumono tutto: "Abbiamo delle pause incomprensibili, facciamo tre-quattro cose fatte bene di seguito e poi facciamo porcherie" e "Non abbiamo una squadra di mastini ma ci facciamo battere troppo facilmente dal palleggio". Aspetto mentale e concentrazione difensiva dunque gli aspetti su cui Sacchetti vuole qualcosa di più dai suoi. I 66.5 tiri a partita concessi – peggio hanno fatto solo Sassari e Roma – sono troppi, considerando anche che quasi il 60% arriva da 2: non abbiamo dati più precisi ma non ci sarebbe da sorprendersi se nella mappa di tiro la zona sotto il canestro fosse rosso fuoco. Insomma è lì che la F deve lavorare.

Dario Ronzulli

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