Ricapitolando: 11° posto, 34 punti, +12 dalla terzultima (Cagliari), 6 squadre sotto. Fermi tutti. Situazione dell’anno scorso alla 28ª giornata: 11° posto, 37 punti, +12 dalla terzultima (allora era il Lecce), 6 squadre sotto. Cos’è cambiato? Nulla. Regna l’immobilità. 3 punti in meno rispetto all’anno scorso per il Bologna, ma è un dettaglio che nemmeno si coglie. Un frusciar di foglie che nessuno ode. Dopo 28 giornate la fotografia della classifica di quest’anno è la fotocopia di quella dell’anno scorso. E forse anche dell’anno prossimo. Non vogliamo smorzare gli entusiasmi di nessuno: la vittoria di Crotone – arrivata dopo quella con la Sampdoria – ci dice che il Bologna è tonico e Mihajlovic è bravo a mantenere alte le motivazioni, nonostante si navighi ormai nel mare della tranquillità. I rossoblù di queste ultime settimane segnano parecchio – 3 gol alla Sampdoria, 3 al Crotone – e coltivano quella preziosa caratteristica del pugile che – seppure spinto alle corde – ci sa rimbalzare addosso e torna in mezzo al ring più deciso di prima. Contro i blucerchiati il gol di Svanberg era arrivato dopo appena quattro minuti dal pareggio di Quagliarella, a Crotone dal gol di Soumaoro a quello di Schouten sono passati otto minuti, il tempo necessario per rimettere in piedi una partita nata storta. E’ anche un Bologna che – finalmente, dopo mesi di patimento – ha in dote rotazioni che altre squadre non possono permettersi. A Crotone nella ripresa sono entrati in campo Skov Olsen, Schouten, Vignato, Sansone e Poli. Probabilmente giocherebbero tutti titolari nelle squadre che in classifica seguono il Bologna. Nello stesso momento Cosmi è costretto a mandare in campo Rispoli, Vulic e Riviere, e si capisce che non c’è partita. Tutto molto bello. Però però però. Dicevamo all’inizio che – però – sembra di vivere da anni il giorno della marmotta, come nel celebre film – Ricomincio da capo – in cui il protagonista rivive tutti i giorni lo stesso giorno. In fondo nel quinquennio di Saputo tre salvezze sono arrivate con Donadoni e tre ne arriveranno con Mihajlovic. Per chi se lo sia dimenticato, Donadoni si piazzò 14° (42 punti), 15° (41 punti) e 15° (39 punti). Un rendimento a scalare, verso il basso, sempre un po’ peggio, anno dopo anno. Si era chiuso un ciclo di assestamento. Mihajlovic – subentrato a Inzaghi a campionato in corsa – il primo anno è arrivato 10° – migliorando di molto le classifiche del Bologna di Donadoni – ma per farlo gli sono bastati 44 punti, solo 2 in più del miglior Donadoni, quello del primo anno. L’anno scorso Sinisa ha fatto pure meglio in fatto di punteggio (47 punti) piazzandosi al 12° posto. Riassumendo: Mihajlovic ha fatto meglio di Donadoni. Meglio significa 5 punti in più. Quest’anno – con 10 partite ancora da giocare – può fare un ulteriore passo in avanti e – siamo tutti d’accordo – la squadra di Mihajlovic gioca meglio di quella di Donadoni. Però. Siamo sempre lì. Al giorno della marmotta. Ai campionati tutti uguali. A rivivere ogni anno lo stesso anno. Ok, ci dicono e ripetono che non è solo colpa del Bologna, ma della squilibrata ripartizione dei diritti tivù e delle conseguenti disuguaglianze economiche che in Serie A non permettono di avanzare nella scala gerarchica. E quindi? Quindi viva il giorno della marmotta. Che tra l’altro è diffusissima in Canada.
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