A poco più di un anno dalla scomparsa – novembre 2019 – rendiamo omaggio al grande Civ definendo quello di Firenze un «buon puntaccio», il quarto di fila, che lascia una piccola scia di rimpianto, la bava di una squadra-lumachina che se la prende comoda, tanto si va tutti piano e la zona pericolo è tenuta a distanza di sicurezza. Ha ragione Mihajlovic: con più cattiveria il Bologna avrebbe potuto pure vincere. Anche se siamo qui a chiederci: è davvero questione di cattiveria? Cioè: si può ridurre molto o tutto alla cattiveria agonistica sorvolando su limiti tecnici e di gioco? Può darsi. In ogni caso: a dare una sbirciata al calendario ci si accorge che i rossoblù sono di fronte a un primo bivio. Di quelli che pongono una domanda: cosa vuoi fare da grande? Cosa vuole fare da grande il Bologna? Cosa vuole farne di questo campionato? Il calendario, dunque. L’Udinese al Dall’Ara mercoledì, il Genoa a Marassi sabato prossimo. Due squadre che al momento – anche se l'Udinese ha una partita in meno – in classifica stanno sotto. Due club allenati – tra l'altro – da due ex: Gotti e il tanto vituperato Ballardini, che a Bologna fallì ma non solo per colpa sua. Udinese e Genoa sono due piedistalli, se vogliamo; per due potenziali salti. Per provare ad arpionare quel 10° posto che oggi – mentre la classifica prende sempre più forma – diventa l'unico vero obiettivo di quel pacchetto di mischia attrezzato per una stagione al di sopra di ogni sospetto. Nel pacchetto di mischia – va da sé – insieme a Sampdoria, Fiorentina e Udinese c'è pure il Bologna. Che a Firenze ha fatto la sua onesta partita e ci ha riconsegnato una speranza: quella di vedere Skov Olsen – guai fisici permettendo – con più continuità in campo per poterne finalmente saggiare lo spessore. La frattura alla vertebra lombare gli ha fatto saltare 11 turni di campionato. Contro la Fiorentina è tornato a riassaggiare il ritmo-partita per un quarto d'ora, a distanza di tre mesi dall'ultima volta. Non abbiamo la pretesa di pensare che Skov Olsen possa risolvere i problemi del Bologna, ma confidiamo nel potenziale di questo ragazzo, un potenziale che per chi scrive è ancora inespresso. Pensierino finale sul mercato: Bigon dice che il Bologna potrebbe rinforzarsi con un difensore. Bene, certo. Vista da quella prospettiva la squadra è un tavolino con tre gambe. Non si fa cenno al centravanti, ruolo che il Bologna tiene scoperto da mo’, arrangiandosi con soluzioni di emergenza. Per chiarirci: Palacio tappa la falla, ma tra un mese ne fa 39 e finora ha segnato un solo gol, pochino per un centravanti, ne converrete. Santander – l'unico centravanti di ruolo al di là del valore del giocatore – è infortunato. Barrow è una discreta seconda punta e un buon esterno d'attacco nel 3+1 offensivo, ma se gioca da «9» implode. Rabbi è giovane e va lasciato crescere, Skov Olsen è un esterno d'attacco. E dunque: un centravanti non è forse necessario? Il dibattito è aperto.
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