E' il 6 ottobre 2023 quando Achille Polonara riceve una mail dalla procura antidoping per alcuni valori non conformi nelle sue ultime analisi; da lì e dalle successive analisi la scoperta: tumore al testicolo. Nella toccante intervista realizzata in collaborazione tra la Lega Basket Serie A e la pagina social La Giornata Tipo, il giocatore della Virtus racconta tutte le fasi che lo hanno costretto a fermarsi dal basket giocato, la chemioterapia, il rapporto con la famiglia e il successivo rientro in campo. Di seguito alcuni estratti dell'intervista.

Achille Polonara
Achille Polonara (ph. image sport)

Sul giorno della scoperta

Dopo aver portato mia figlia a letto, mi metto a leggere le notizie quando mi arriva la mail della Procura Antidoping, cosa che non mi era mai successa. Appena ho letto il valore HCG mi sono messo a curiosare su Internet e ho trovato un articolo che parlava di Francesco Acerbi che ha avuto la stessa cosa. Lì per lì ero da un lato tranquillo perché ero certo di non essere positivo al doping, ma preoccupato dall'altro perché pensavo che il mio corpo volesse dirmi qualcosa. Il giorno seguente mi recai con Diego Rizzo (medico della Virtus Bologna) presso un urologo, gli facevo una sfilza di domande, gli ho parlato della neoplasia di Acerbi. Lui mi rispondeva: 'Sì, sì, però hai visto, è tornato a giocare...'. Lo faceva come a dirmi che secondo lui era quello ma non ero in pericolo di vita, che sarei tornato in campo, che non dovevo allarmarmi

Il sostegno della squadra e della famiglia

Dopo la partita con Varese Banchi entra in spogliatoio ed inizia il discorso post partita dicendo “Purtroppo Achille si deve fermare per un tumore al testicolo”, e tutta la squadra mi è stata subito vicino visto che nessuno sapeva niente. Mia moglie cercava di minimizzare le cose dicendo di stare tranquillo perché non era nulla di grave, però sapevo ci stesse male anche lei e che doveva far di tutto per far si che mia figlia non la prendesse male, quindi capisco non sia stato un momento facile anche per lei

La chemioterapia

La chemio è stata tosta, sono stato sette ore al giorno con una flebo attaccata ad essere imbottito di liquidi, avrò preso due chili. Quando ho ripreso ad allenarmi mi sentivo senza energie, facevo gli addominali e mi sentivo morto; sembrava mi fosse passato un treno addosso.

Il ritorno in campo

E' stato emozionante; appena entro in campo, Kyle Weems, ex della Virtus, mi viene vicino e mi dà il cinque. Come fosse stato l'inizio di una seconda carriera. Ricordo che è stato emozionante ma anche tosto, dopo poco ero morto perché non avevo il ritmo partita. Però non ho chiesto il cambio.

La paura di dover interrompere la carriera da professionista

Brutti pensieri? Non nel senso di morte, ma legati al basket sì. Non potevo accettare di lasciare il basket a 32 anni. Capisci molte cose, però, quando ti succedono cose così.

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