La vittoria contro l’Empoli ha consegnato al Bologna il pass per la finale, ma ciò che resta davvero è la prova di maturità. In una gara che poteva trasformarsi in una semplice formalità, i rossoblù hanno scelto di giocarla da squadra vera.
Come evidenziato dalla Gazzetta dello Sport, Italiano ha deciso di fare turnover, lasciando fuori diversi titolari e dando spazio a chi finora ha avuto meno minutaggio. Il risultato? Una prova solida, senza sbavature. Fabbian e Dallinga hanno segnato, ma sono stati tutti a mettersi al servizio della squadra.
Il Bologna non ha spinto per novanta minuti. Ha colpito quando serviva, ha rallentato quando era il momento di amministrare. Ha accettato di non dominare sempre il pallone, ma ha mantenuto il controllo del match. Una dimostrazione di consapevolezza che le grandi squadre devono saper dare.
Il pubblico ha seguito la squadra con la stessa maturità. Tifo costante, ma nessun panico dopo l’1-1. Al contrario: sostegno fino al gol del definitivo 2-1, senza isterie né paure. Anche questo è un segnale: Bologna crede in se stessa.
Il 14 maggio sarà una data storica, ma non sarà un salto nel vuoto. Il Bologna ci arriva con una rosa larga, un’identità chiara e una testa da grande squadra. Questo è il valore più importante della semifinale di ritorno. E anche il segnale più promettente per ciò che verrà.
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