In vista della partita di Champions League tra Bologna e Monaco, prevista martedì alle 21:00 allo stadio Renato Dall’Ara, ha parlato anche un doppio ex.
Stiamo parlando di Andrea Raggi, difensore che, dopo la parentesi in rossoblù, ha deciso di accasarsi al Monaco quando ancora militava nella Serie B francese, diventando poi un pilastro portante del club biancorosso.
Nell’intervista raccolta da La Repubblica, Raggi ha parlato della sua nuova vita, oltre che della scelta di lasciare Bologna e di quella chiamata arrivata da Marco Di Vaio.
Calcio? No, solo padel e tennis. Non ho Instagram né Facebook. Vivo in un paesino di 2 mila anime in provincia di La Spezia e sto bene
così. Mi godo la famiglia, vado a pesca e cerco funghi nei boschi. Mi considero fortunato. Quando smetti di giocare e non sei un campione come Ibra o Cristiano Ronaldo, conta solo una cosa: quanto hai messo da
parte in banca. Cosa mi manca? Mi manca la busta paga, ma sto bene dove sono ora. L’importante, quando smetti, è trovare un equilibrio. lo però l’ho sempre avuto. Mi sono sposato che avevo poco più di vent’anni, una scelta decisiva. Molti calciatori non hanno la bussola di una famiglia e sbandano. Ormai sono più uno da montagna a 4 mila metri, senza tv e wi-fi. Le vacanze a Ibiza e Formentera non fanno per me. E anche se ci andassi, non trovereste tracce. Se proprio dovessi aprire un profilo ci metterei le foto dei funghi.
Sono stato a Monte Carlo sette stagioni. Non che non mi sia guadagnato il posto. Esser stato titolare in una squadra che vedeva giocare Ricardo Carvalho, Fabinho, Radamel Falcao e Mbappé non è poca cosa. Se dovessi tornare nel calcio lo farei solo per il Monaco. In Italia troppe menate, troppo chiacchiericcio: 60 milioni di allenatori seduti sul divano. In Francia molta meno tensione, a Monte Carlo poi lo stress è sotto zero. Un paradiso.
Avevo la possibilità di prolungare col Bologna, ma il progetto Monaco con Claudio Ranieri mi piaceva. Col senno del poi è stata la scelta giusta. Sono rimasto in contatto solamente con Viviano e il dottor Sisca, al quale un giorno feci una supercazzola epocale.
Marco mi ha chiamato per una partita di vecchie glorie, o qualcosa del genere. Mi ha fatto piacere sentirlo, ma ho detto no, naturalmente.
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