Nicola Sansone nella gara con la Lazio (ph.bolognafc.it)

E adesso Mihajlovic può andarsene col cuore leggero a Sanremo. Il Bologna contro la Lazio ha cantato la più bella canzone del suo campionato. Riteniamo che sia stata davvero la vittoria più importante della stagione principalmente per tre motivi. Uno: è giunta in un momento delicato, con la zona retrocessione che ribalta le sue certezze (il Cagliari con Semplici è tornato a vincere dopo quattro mesi e non è affatto spacciato). Era uno di quei momenti in cui ogni equilibrio può spezzarsi, la vittoria invece ha rinsaldato le certezze. Due: il calendario è un’insidia, tra marzo e aprile (mesi decisivi) il Bologna dovrà affrontare quattro squadre che oggi le stanno sotto. Cagliari, Crotone, Spezia e Torino, le prime due in trasferta e le altre due in casa. Oggi il +10 dal terzultimo posto, è una buona garanzia per il futuro. Tre: la vittoria ha riconsegnato a Mihajlovic l’«insospettabile» Mbaye, ha fatto da piedistallo ad un Sansone tornato ai suoi livelli e ha rinforzato il processo di crescita di Soumaoro. Mistero della fede: fino a ieri al posto di Mbaye Mihajlovic avrebbe schierato un massaggiatore, nemmeno il più giovane e in forma. 26 inutili minuti col Sassuolo a ottobre, un tempo horror con la Roma a metà dicembre, poi l’infortunio, prima e dopo il nulla. Di Mabye sappiamo tutto. E’ il veterano del Bologna, sta a Bologna dal gennaio 2015, erano l’anno della promozione. Non diventerà mai quello che già non è, ma può tornare utile. Diverso il discorso su Sansone, il vero jolly di Mihajlovic. Al netto del gol (bellissimo), la sua partita è stata gravida di tante piccole cose preziose, al «soffrimento» inteso come sacrificio (aveva ragione lui a sua insaputa: soffrimento esiste, lo dice la Treccani) ha aggiunto una diversità che ne certifica lo spessore. E infine: Soumaoro. Sesta apparizione, quinta partita titolare consecutiva, da quattro - con lui al centro della difesa - il Bologna non perde. Magari è un caso, magari no. Quindi: non ha rivoluzionato la difesa, non è Van Dijk e nemmeno de Ligt ma neanche Tomori e forse pure Yoshida alla lunga è più affidabile, però si è messo lì, dà una mano a Danilo, fa cose semplici, ha buoni tempi di reazione, discrete letture di gioco e una fisicità che serviva. Ora sotto col Cagliari, poi il Napoli. Due trasferte e l’obiettivo di chiudere la settimana con due punti non è poi così malvagio. Pensierino finale: filtrano indiscrezioni da Sanremo, Mihajlovic e Ibra potrebbero/dovrebbero/vorrebbero cantare quel pezzo di storia che è «Io vagabondo». Anche no, vi supplichiamo. Qualsiasi altra canzone, fate voi, ma perché farsi del male?

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