Il direttore sportivo del Bologna, Marco Di Vaio, ha rilasciato un’intervista all’edizione odierna della Gazzetta dello Sport. Di seguito le sue parole in vista del match di Champions League.
Sta lavorando per tornare a trovare una nuova identità. Ne abbiamo parlato spesso con Italiano: quando cambi guida c’è tutto un processo di conoscenza, gestione e novità per cui c’è bisogno di tempo. Una cosa però la voglio dire: considerando l’annata straordinaria della passata stagione, avere già un’identità spiccata come la nostra dopo tre mesi di lavoro è un grande passo. Ma ci aspettiamo ancora una ulteriore crescita.
Preoccupati e più che altro dispiaciuti, visto il lavoro quotidiano. Vede, i risultati non tradiscono mai: se non vinci significa che qualcosa non va.
Trovare un diamante. Quando ce l’hai ti rendi conto di tutto ciò che hai perso senza.
I playoff sono difficili ma non impossibili. Però va detta una cosa: la Champions deve servire a tutti come scuola, arricchimento. Di certo vogliamo il primo gol in Coppa e la prima vittoria. Il Monaco ha talento ma…
Restare ancora in Europa.
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Avevo una tale voglia di giocare che mi presentai a Montecarlo il 27 dicembre, quindi prima che aprisse il mercato. Abbiamo fatto mesi belli, forti, siamo andati in Europa, Bobo si fece anche male ma raggiungemmo l’obiettivo: Guidolin mi convinse in un attimo poi alla lunga lo esonerarono e anche per questo decisi che non c’erano più le condizioni per restare. Con Perez sono diventato amico lì: ricordo quando lo convinsi a non andare a Palermo per venire a Bologna: lui da allora è come un fratello…
Castro ha sei mesi di vantaggio, Thijs deve conoscere il nostro campionato. Arriverà…
Beh, Miranda col Lecce ha fatto una grande gara, ma in assoluto credo che l’approccio di Italiano sia logico e con giudizio. Se non giocassimo ogni tre giorni, e quindi se avessimo la possibilità di dilatare l’inserimento dei nuovi lungo sei allenamenti pieni, forse ci sarebbe stata una direzione diversa. Vincenzo sta facendo un corso accelerato.
E’ sbagliato fare paragoni. Se pensiamo a Zirkzee e Calafiori non è giusto pensare alla loro ultima versione: pensiamo a quando cercavano rilancio a Basilea, Parma o qui il primo anno. Poi sono diventati Zirkzee e Calafiori ma hanno avuto bisogno di tempo e della crescita della squadra attorno. Il nostro mercato in una parola? Coerente con la storia degli ultimi anni, ovvero secondo la direzione dell’investimento.
Ha già dato un’identità, è perfettamente integrato con la squadra. E ha una passione dentro pazzesca, trascinante
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