L’avvocato di diverse battaglie giudiziarie per rossoblù e azzurri, Mattia Grassani, è stato intervistato dall’edizione odierna del Resto del Carlino alla vigilia della sfida del Dall’Ara tra Bologna e Napoli.
Il mancato ripescaggio in A nell’estate 2005 a seguito dei fatti di Calciopoli; quello resta il mio cruccio professionale più grande. Passai un mese e mezzo nella trincea di Roma. Forse pochi ricordano che dopo la prima sentenza della Caf, che mandò in B Juventus, Lazio e Fiorentina, il Bologna era con entrambi i piedi in Serie A. In appello, invece, la Corte Federale confermò la B solo per la Juve e a salvarsi fu il Messina. Fu una delusione cocente, ma soprattutto fu una profonda ingiustizia.
Accadde dopo il Bologna-Roma 0-4 del novembre 2003 e fu un vero terremoto. Ricordo che l’allora presidente della Figc Franco Carraro tolse il saluto a Gazzoni, il Bologna finì in “black-list” e due anni dopo retrocesse in B…
E il sodalizio è cominciato con una bella vittoria quando nell’anno della B in appello la Corte di Giustizia Federale annullò il punto di penalizzazione inflitto per inadempienze economiche legate alla precedente gestione. Punto che si rivelò poi molto importante nel cammino verso la Serie A.
Per stile e umanità Saputo è fuori concorso. Oggi il Bologna, grazie anche a un ad come Fenucci che affiancai già ai tempi di Lecce in una delicata controversia contro l’allenatore Giampiero Ventura, nel panorama della Serie A è una società modello e il suo presidente ormai è più bolognese di me.
Un presidente che segue tutto in prima persona. Nel 2004 quando è entrato nel calcio, era il proprietario che meno di tutti conosceva questo mondo: dopo pochi anni però aveva già capito le regole del gioco. La sua storia dice che è un visionario, ma con i piedi ben piantati per terra.
E pure uno scudetto con me come legale: l’ultimo. Col Napoli ho girato l’Europa, ho conosciuto e difeso Cavani, Lavezzi, Cannavaro, Zalayeta, Higuain, Koulibaly, Kvaratskhelia, allenatori come Sarri, Mazzarri e Ancelotti. Napoli è parte del mio cuore.
Arbitri non si smette mai di esserlo. L’arbitraggio mi ha insegnato tanto: l’equilibrio, ma anche la capacità di prendere decisioni in un istante. Ho avuto la fortuna di avere due grandi maestri nella sezione di Bologna: Roberto Armienti ed Ermanno Amoranti.
Mio padre mi portò allo stadio quando avevo sei anni, allora il capitano era Bulgarelli: il mio tifo per il Bologna nasce da lì. Da ragazzino il mio idolo era Beppe Savoldi ma avevo un debole anche per Paolo Rossi. E a quindici anni divoravo il “Guerin Sportivo” come se fosse la Bibbia.
Non ho la sfera di cristallo. Ma io che mi batto per togliere punti di penalizzazione, stavolta, se solo si potesse, ne darei tre al Bologna e tre al Napoli.
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