Il clamoroso retroscena svelato da Ilicic: "Il Bologna mi chiamò". Tutta la verità. Bologna Sport News (Photo by UEFA - Handout via Getty Images Via OneFootball)
Il fuoriclasse sloveno ha svelato un clamoroso retroscena di mercato. Ecco la verità
Tra i più grandi talenti visti nella storia recente nel nosto calcio, è opportuno annoverare anche Josip Ilicic. Il culmine lo sloveno classe 1988 lo ha raggiunto a Bergamo, con l’Atalanta di Gasperini, sebbene già dai suoi inizi a Palermo si percepiva che Josip possedesse classe sopraffina e tecnica superiore.
L’attuale tecnico della Roma, è stato però il vero grande mentore di un ragazzo che fino a quel momento era rimasto un grande talento inespresso. Quando le loro strade si sono incontrate, a sbocciare è stato il talento di Josip, che con la maglia della Dea ha vissuto notti magiche come quella di Anfield o di Valencia, in cui realizzò un poker di gol in un ottavo di finale di Champions League. Dopo 173 partite, 60 reti e 44 assist le strade di Ilicic e la Dea si sono divise e il classe 1988 ha deciso di tornare in patria per chiudere la carriera.
Visto il valore del giocatore era dunque normale che le sue prestazioni non passassero inosservate a diversi club. Anche di questo ha parlato il diretto interessato nella lunga intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport. In questa occasione ha svelato anche un clamoroso retroscena sul Bologna. Andiamo a riportare di seguito le parti salienti.
Ilicic, ora in forza all’Fc Koper, esordisce parlando della possibilità di smettere di giocare: “In realtà ci ho pensato, ma conosco il direttore e il presidente da 25 anni. Quando mi hanno chiesto di dargli una mano ho accettato subito. Finché sto bene fisicamente me la voglio godere”
Sulla possibilità di chiudere la carriera in Slovenia: “Sì, mi ha dato il pane. Sono nato in Bosnia, ma non ricordo nulla. Mio padre è morto quando avevo un anno e mezzo. Sono cresciuto con mio fratello e mia madre, che mi ha insegnato a lottare. I miei colpi, il mio sinistro, sono nati per strada”
Sugli inizi a Palermo: “Il d.s. del Maribor mi chiamò in ufficio dopo la gara d’andata in Slovenia. ‘Ti abbiamo venduto’, disse. ‘Dove?’, chiesi io. ‘Non ti possiamo dire nulla’. Non sapevo cosa dire a mia moglie. Si parlava del Napoli. Mi diede il contratto da firmare due giorni prima del ritorno. C’era la bandiera del Palermo. ‘E se faccio gol?’. Alla fine, segnai e non esultai”
Sull’arrivo all’Atalanta: “Avevo chiuso con la Sampdoria, ma il giorno prima delle visite mi telefonò Gasperini. ‘Vieni a giocare per me?’, chiese. ‘Mister, vado a Genova, non posso’. ‘Ti chiamerà Sartori, tranquillo’. Quando gli dissi quanto avrei guadagnato lui mi rispose ‘e quindi? Che problema c’è?’. Lì ho scoperto cosa significa fare un ritiro con Gasperini”
Poi prosegue rivelando di essere stato cercato da altre squadre, tra cui anche il Bologna: “Col Napoli era fatta, parlai con Ancelotti, poi Percassi bloccò tutto. Mi chiamarono anche Milan e Bologna, con il povero Mihajlovic. Ma non piango: meglio da protagonista a Bergamo che uno dei tanti in una cosiddetta big”
L’ex Atalanta e Palermo poi si sofferma sulla partita di Valencia, verosimilmente la notte più bella della sua vita da calciatore, vissuta prima del buio…Questo il suo commento a riguardo: “In molti mi dicono: ‘Ma se non fosse successo ciò che è successo, il covid, la depressione e tutto, dove saresti arrivato?’. Non lo so, ma saremmo arrivati in finale di Champions. Ero in uno stato di forma mai visto e non avevamo paura di nessuno. Viene il Real? Ok, ma dimostra che sei più bravo di noi. Questo era il nostro pensiero. E l’Atalanta, a Valencia, ha cambiato la storia del calcio. Siamo diventati un esempio. E nel frattempo il mondo iniziava a fermarsi, spegnendo la luce…”
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