Il calcio è uno sport di squadra, e come tutti gli sport di squadra permette ad ognuno dei componenti di rendersi utile nel reparto di propria competenza, rivestendo un ruolo di uguale importanza rispetto agli altri.
Sacrosanto, ma a volte c’è qualcuno che disattende questa regola, o meglio, la sgretola.
Sì, infatti esistono giocatori che spostano gli equilibri, perché, come è solito dire Massimiliano Allegri: “Esistono le categorie”.
C’è gente che fa la differenza, indipendentemente dall’età o dal ruolo, pure se non ce ne si rende conto.
Chiaramente ciascuno possiede una mente critica per ragionare come pare e piace, ma di fronte a certi dati non si può rimanere indifferenti.
C’è un signore, nella rosa del Bologna, ad esempio, che in 24 partite stagionali ne ha disputate 24, e perfino con la sua Nazionale è a punteggio pieno di presenze: 6 su 6.
Lo stesso signore ha fin qui collezionato 2028 minuti totali in campo, in un’annata in cui i compagni di squadra si sono dovuto spesso assentare per problemi fisici.
Lui no, lui c’è sempre stato: eppure a referto ha zero goal e due assist, come mai ostinarsi a tenere in campo chi, guardando i numeri, non è così determinante per la squadra?
Semplice, perché il suo nome è Remo Freuler.
Il centrocampista svizzero sta vivendo una stagione da assoluto protagonista, spiccando per rendimento fisico e prestazioni.
Repubblica ha riportato alcuni suoi dati nell’edizione odierna.
Dei minuti totali prima citati, l’ex Nottingham Forest ne ha giocati 1056 in Serie A, dietro solamente a Guendouzi, Gyasi e Ricci… ma con due partite in meno.
Tra gli infortuni di Aebischer, Ferguson ed El Azzouzi, l’incostanza di Pobega e la poca concretezza di Moro e Fabbian, l’unico imprescindibile è sempre lui.
Lo era anche ai tempi dell’Atalanta, nonostante il feeling con la porta avversaria non fosse paradisiaco.
Anche l’anno scorso Thiago Motta lo considerava essenziale, tanto da averlo risparmiato solamente tre volte in tutto l’anno.
È il metronomo della squadra, uno dei pochi a mantenere lo stesso ritmo per tutta la partita e freddezza glaciale quando la palla scotta.
In più è da considerare l’esperienza europea e, soprattutto, nel nostro campionato, essendo un esempio per i tanti giovani portati da Sartori sotto le Due Torri.
Insomma, se è inutile stupirsi, ce ne faremo una ragione.
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