Joey Saputo e Claudio Fenucci (ph. bolognafc.it)

Sarebbe da storditi e da poveri illusi pensare che il golpe che nella notte ha spaccato per sempre il Calcio non interessi il Bologna, per questo il 4-1 con cui i rossoblù hanno liquidato lo Spezia timbrando di fatto la salvezza passa - purtroppo - in secondo piano. Ci sarebbe piaciuto di più soffermarci sulla brillante prestazione della squadra, registrare i progressi di Svanberg, sottolineare ancora una volta i meriti di un Mihajlovic che molto sta facendo per far capire a Saputo che - con due-tre rinforzi veri - questo gruppo può aspirare a fare un piccolo salto di qualità. Ci sarebbe piaciuto, certo. Ma la partita da cui dipende il futuro del calcio (e anche del Bologna) si gioca altrove. Sappiamo come sono andate le cose: 12 club si sono autoproclamati fondatori di un nuovo torneo, la Superlega. Ci sono anche tre italiane: Juventus, Inter e Milan. Tra le tante considerazioni, due ci sembrano doverose. La prima: è inutile girarci attorno, la Superlega nasce da questioni unicamente economiche. Traditi i valori dello sport, umiliata la meritocrazia. Con l'arroganza e il cinismo dei potenti, i club hanno sfruttato un momento delicatissimo - l'economia del calcio è sotto lo schiaffo della pandemia - per sfilarsi, costituire un’élite e badare agli interessi personali, alla faccia di tutto e di tutti, sprezzanti della storia e dei sentimenti di chi il calcio lo ama. E’ guerra aperta: ricchi contro poveri. Bene. Anzi no. Ma così è. Qui nasce la seconda considerazione che - nello specifico - riguarda il Bologna. Come si schiererà Saputo? Da che parte starà il Bologna? Il rischio è una certezza: con la nascita della Superlega, la Serie A è destinata a impoverirsi, svilirsi, contare meno di zero. E’ questa una condizione che il Bologna è pronto ad accettare? Il calcio italiano - tra Lega e FIGC - ci restituisce da tempo una fotografia desolante. Il Bologna non si senta escluso. Tante società - troppe - di fascia medio-bassa - tra cui il Bologna - hanno scodinzolato per anni dietro ai grandi club, subendo più che condividendo le decisioni chiave, soprattutto su questioni economiche (diritti televisivi in primis), con il solo obiettivo di raccogliere qualche briciola della grande torta. Ora quei club sono rimasti ai piedi di una tavola vuota, umiliati e offesi da una decisione che spegne sul nascere qualsiasi ambizione, qualsiasi volontà di crescita, qualsiasi progetto che abbia un respiro. La Superlega nega la possibilità di avere un sogno, questo deve essere chiaro. E’ un calcio sempre più classista, diviso per caste e questa secessione equivale ad un calcio nel sedere ai tanti Bologna in giro per l'Italia e per l'Europa. E' arrivato il momento della verità. Per questo aspettiamo con curiosità di conoscere cosa farà Saputo, come si muoveranno e (ri)posizioneranno i dirigenti rossoblù; insomma, da che parte starà il Bologna. Se avrà la dignità di difendere la propria Storia e di custodire un’idea di futuro o se invece correrà silenzioso al guinzaglio dei padroni.

Editoriale - Fortitudo incoraggiante; Djordjevic sulla graticola ma...
Geetit travolgente contro Rubicone

💬 Commenti