La Virtus ce l'ha fatta. L'Eurolega agognata, inseguita, sfuggita alla fine è stata agguantata con un cammino poderoso nei playoff di Eurocup che hanno tolto di mezzo tante big ma non la Segafredo. La finale con il Bursaspor non è stata dominata in lungo e in largo perché i turchi hanno mollato davvero solo alla fine, ma non c'è mai stata la sensazione che le V Nere potesse perdere il comando delle operazioni. Teodosic che aizza la folla a cantare ancora più forte dopo pochissimi possessi è il simbolo di una squadra che ha aggredito i playoff e la finale con una ferocia agonistica che ha preso sottobraccio il talento. Il 44 è l'MVP e siamo tutti d'accordo ma non si possono sottovalutare gli apporti che ognuno dei bianconeri ha dato in questa stagione europea, compresi quelli che sono finiti ai margini delle rotazioni se non esclusi ma che sono stati fondamentali nei momenti in cui il roster era ridotto e bisognava fare di necessità virtù.

È il trionfo della Virtus, è il trionfo della proprietà che ha investito, è il trionfo della dirigenza che ha saputo come investire, è il trionfo di Scariolo che ha amalgamato un gruppo tra tante difficoltà. Sì, l'arrivo di Hackett e Shengelia a marzo ha dato un altro volto alla Virtus ma se pensate che sia stato automatico inserire due mammasantissima a tre mesi dalla fine dell'annata siete totalmente fuori strada. In poche settimane la Segafredo ha saputo costruirsi un'identità forte e stabile, roba tutt'altro che scontata, ripartendo dopo la scoppola rimediata a Pesaro in Coppa Italia. Ha saputo, soprattutto, arrivare al top della forma mentale e fisica quando più contava, autoalimentando il meccanismo di convinzione nei propri mezzi che ha permesso negli ultimi due mesi abbondanti di perdere solo una partita con Lubiana (quella di Sassari è un caso a parte) e di dare raramente l'impressione di subire l'avversario di turno. È una Virtus forte e che sa di esserlo: così e con quel ben di Dio cestistico a disposizione è un team contro cui devi fare la partita della vita e non è detto che basti.

La vittoria dell'Eurocup è prestigiosa, di rilievo, libidinosa ma è un traguardo intermedio, non il punto d'arrivo. Adesso il futuro a breve termine si chiama playoff scudetto, con il concetto di pancia piena che non sembra proprio appartenere a questo gruppo, e quello a lungo termine si chiama Eurolega. Al momento la Segafredo ha una licenza annuale che può diventare biennale se l'anno prossimo si qualificherà ai playoff. Ma è ovvio che il club lavori e lavorerà per avere qualche garanzia in più sulla permanenza nel massimo torneo continentale, premessa necessaria per poter programmare e investire meglio e poter davvero provare ad essere competitivi. Su di una cosa c'è da star sicuri: la Virtus in Eurolega non vorrà fare da allegra comparsa. 

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