Nazzareno Italiano, già giocatore biancoblù dal 2015 al 2018, è tornato alla Fortitudo per riprendersi l'abbraccio della Fossa, e nello scorso weekend è stato protagonista nella vittoria su Rimini. Di seguito le sue parole in un'intervista rilasciata all'edizione odierna de la Repubblica.

Sulla partita con Rimini:Penso di non aver fatto 39’ mai, nemmeno nelle giovanili, arrivavo a cinque falli prima. Magari non sono uno che emerge spesso nel tabellino, ma ho sempre detto al coach che non mi interessano minutaggio o punti, ma poter essere utile alla squadra per quel che più serve in ogni momento.

Sul ritorno in Fortitudo:Dopo anni lontano e un addio che non fu bello per me, esser qui mi ha dato una bella scarica di adrenalina. Tornare e ricevere questo abbraccio e l’amore di tutti mi riempie d’orgoglio. Appena ho saputo che c’era un interesse ero già emozionatissimo. Poi mi confrontavo in giro e tutti erano sul chi va là, molti mi dicevano di stare attento, non erano convinti, per come erano andate le ultime due stagioni. Ma dentro di me sarei partito scalzo per giocare a Bologna, non pensavo molto al contorno, le voci, i dubbi sul futuro del club… . Oggi col senno di poi dico che sono assolutamente felice della scelta, motivato e carico. Ho apprezzato il discorso del ricreare credibilità e carica attorno alla squadra, il roster c’è, la voglia di tutti anche, sapendo che stiamo migliorando e tra qualche mese lo saremo ancora di più. C’è molto margine per farlo con un mix tra esperti, giocatori di garra e tecnici, ma la crescita arriva anche lavorando sul gruppo. Credo molto al fuori campo, all’importanza di conoscerci come persone e sono il primo a organizzare pranzi e cene di squadra. So che posso sempre dire a un compagno quel che penso, essere schietti e diretti è parte fondamentale del creare un gruppo

Sulle differenza tra la Fortitudo lasciata nel 2018 e quella di oggi:Allora vi avevo passato quattro anni tutti diversi tra loro, e diverso è questo. Nella società vedo l’impegno a provare a fare un passo in più per ricostruire la credibilità di tutto l’ambiente. In questi anni ho seguito dall’esterno le vicende della Fortitudo e nelle ultime due stagioni, come i tifosi, non me la sono passata molto bene. La guardavo magari sull’iPad dal pullman ed era deludente vedere come andavano le cose non solo in campo. Ma non giudico oltre, il mio lavoro è giocare e buttarmi su ogni pallone, poi continuare a crescere come squadra per arrivare a fine stagione in una posizione comoda. Non ho mai dimenticato, quattro anni fa, il saluto della Fossa ai Giardini, con fumogeni e striscioni Che orgoglio e che emozione essere di nuovo qui.

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