Parafrasando il celebre bestseller: Noi siamo infradito. La salvezza del Bologna arriva così, in tutta tranquillità, con il 2° pareggio di fila, il 3° nelle ultime quattro partite, il 10° stagionale. Ora che i giochi sono (quasi) fatti a Mihajlovic va riconosciuto un merito, anzi più di uno. Vediamo. Il primo merito è quello di aver sempre tenuto il Bologna lontano dai guai. Niente ansie, niente tensioni. Anche quando – ad inizio campionato – il Bologna faticava ad ingranare la marcia, perdendo quattro volte nelle prime cinque giornate. Il secondo merito è di aver fatto giocare bene la sua squadra, con tre-quattro partite da cerchiare in rosso e ricordare, per la qualità del calcio prodotto. Il calendario oggi è uno scivolo – Genoa, Verona, Juventus – per cui l’unica preoccupazione del Bologna sarà quella di prendere l’abbrivio migliore per chiudere la stagione. Potenzialmente il Bologna – dall’attuale quota 40 punti- vincendo tutte e tre le partite può arrivare a 49 punti, più realisticamente diciamo che 3-4 punti sono alla portata. Visto che si parla – spesso ahinoi a sproposito – di crescita della squadra, qualche considerazione va fatta. 1) Nella migliore delle ipotesi siamo comunque sotto i 52 punti fissati con il righello da Saputo ad inizio campionato, quindi – va da sé – è stato un campionato al di sotto delle aspettative iniziali; 2) L’anno scorso il Bologna finì a 47 punti per cui – anche vincendole tutte – migliorerebbe di +2 il suo rendimento: pochino, ne converrete; 3) L’anno prima – sempre con Mihajlovic – di punti ne aveva fatti 44: caschiamo sempre lì, nello stagno di chi vorrebbe ma non può. Crescita? Mmm. Anche no. La crescita vera – per considerare squadre della fascia del Bologna nello stesso periodo in cui ha allenato Mihajlovic – si è verificata a pochi chilometri di distanza. A Sassuolo. 43 punti nel 2018-19, 51 nel 2019-20 e già 56 quest’anno, con un +5 di miglioramento che – potenzialmente – può diventare addirittura un +14. Fermi tutti, diamo un’occhiata alla classifica: dov’è oggi il Sassuolo nonostante la sua clamorosa crescita? All’8° posto, con la speranza – chi lo sa – di qualificarsi per l’Uefa Europa Conference League, una coppa di cui nessuno sa nulla e che forse – davvero – a nessuno interessa. Il problema è che la Serie A è divisa per caste e passare da una all’altra – come in India – è un’impresa titanica, ci vogliono più vite, mettiamola così. Oggi la tranquillità della salvezza praticamente in ghiaccio fa passare in secondo piano la questione tecnica. Questi sono i giorni in cui si pianifica il futuro. Entra in gioco la società. Il nodo da sciogliere è la permanenza o meno di Mihajlovic sulla panchina del Bologna. Ma il nostro piccolo sospetto – chissà se anche il vostro – è che il problema non sia Mihajlovic o chi eventualmente ne prenderà il posto. Considerati i tempi, questa è e sarà ancora la dimensione del club. E fanno tenerezza le dichiarazioni di un Saputo che – estate 2018, giorno della presentazione di Pippo Inzaghi sulla panchina rossoblù – diceva che in fondo all’Europa un pensierino lui lo stava facendo, why not?
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