Partiamo dal presupposto che dare giudizi assoluti ad inizio stagione è sempre un esercizio vacuo, senza alcun appiglio concreto con la realtà. Figuriamoci darli dopo la prima partita disputata a distanza di mesi dall'ultima, con in mezzo tutto quello che sappiamo. Non c'è solo l'aspetto fisico, non c'è solo l'aspetto tecnico ma c'è anche quello mentale, il dover riposizionare il cervello in modalità gara-da-vincere: un meccasimo non così automatico come può apparire dall'esterno. Premesso doverosamente ciò, dalla prima uscita stagionale di Virtus e Fortitudo qualche indicazione di massima la possiamo comunque trarre prescindendo dai risultati finali che contano ma fino ad un certo punto.

La Segafredo ha fatto valere il talento e la profondità del roster contro una Vanoli Cremona audace, coraggiosa e sbarazzina ma che inevitabilmente non poteva reggere 40 minuti con 6 uomini più il giovanissimo Trunic. Le V Nere hanno vissuto passaggi a vuoto, soprattutto difensivamente, che hanno fatto arrabbiare Djordjevic ma che non possono ancora essere considerati campanelli d'allarme. Però hanno confermato quanto emerso l'anno scorso, ovvero che questa Virtus è una squadra che non può permettersi di non essere aggressiva nella propria metà campo: parte tutto da lì. Tra le cose positive emerse senza dubbio l'approccio di Alibegovic e la fisicità che Abass ha messo sul parquet sin dalla palla a due. 

Più combattuta la gara della Fortitudo e se possibile ancora più indicativa di come tutte le squadre siano indietro. Basti pensare al punteggio che si è mosso a fisarmonica, con parziali e contro parziali prima dell'allungo decisivo di Reggio Emilia. Che la difesa F potesse concedere tanto era prevedibile, che Happ e Banks si prendessero sulle spalle più responsabilità offensive dei compagni era prevedibile, che l'affinità generale in attacco fosse ancora limitata era prevedibile. Tuttavia restano due dati dalla gara contro i reggiani su cui vale la pena soffermarsi: il 27% da 3 e le 14 palle perse (a fronte di 1 solo recupero). Ecco, per come è stata costruita questa Fortitudo la precisione dall'arco e una gestione oculata dei possessi sono i pilastri per ottenere risultati.

Tra poco più di 24 ore si torna in campo: aspettiamoci ancora discontinuità nei 40 minuti. Pazienza, ci vuole pazienza.

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