Soriano - lo scrittore argentino, uno dei 3-4 maestri che hanno raccontato il calcio come un romanzo - è l’autore di un’opera fondamentale per chiunque pensi che chi sa solo di calcio non sa nulla di calcio (cit. Mourinho). L’opera è: Pensare con i piedi. Ve la consigliamo, è una lettura preziosa. Soriano - il trequartista del Bologna - contro il Parma ha dato una dimostrazione esemplare di cosa significhi pensare con i piedi quando si gioca a calcio. E cioè: rendere semplici le cose difficili. La doppietta di Soriano ha avuto la valenza di un segnale stradale che compare quando abbiamo la sensazione di esserci persi. Si va di là, quella è la direzione ha detto Soriano - pensando con i piedi - ai compagni di squadra. 

Il Bologna ha vinto una partita che doveva vincere, contro un Parma imbarazzante per pochezza di idee e di anima. L’ha vinta bene, con personalità e con quello che un qualsiasi allenatore definirebbe un approccio giusto. Il Bologna è piaciuto perché non ha avuto paura. Il risultato non è mai stato in discussione, nemmeno dopo le fiammate iniziali dei gialloblù. Mihajlovic - rispetto al Milan - ha cambiato tre uomini. Dijks (squalificato), Dominguez e Orsolini (scelta tecnica). Dentro il debuttante Hickey, Schouten e Skov Olsen. Bravi tutti. Sarebbe però un errore pensare che i limiti di ieri - la mancanza di un centrale e di un centravanti - oggi non siano più tali. Quei limiti restano. Il Bologna resta una squadra da rinforzare, su questo non ci devono essere dubbi. Altrimenti perderà con chi deve perdere e vincerà con chi può vincere, senza che il salto di qualità tanto atteso prenda forma. Tra i tanti segnali incoraggianti contro il Parma ne scegliamo uno, un piccolo segnale che porta con sé una promessa di futuro. E dunque: sorprendente l’esordio di Hickey, solidissima la prova di Schouten, ma a noi è piaciuto (e molto) Skov Olsen. Magari ci sbagliamo, ma la sensazione è che - al di là del gol segnato - siamo di fronte - dopo un bel po’ di rodaggio - all’inizio di una bella storia.

Una considerazione finale sul Parma, per capire come (non) funziona il nostro calcio. D’Aversa in quattro anni ha conquistato due promozioni dirette (dalla C1 alla A) e raggiunto due serenissime salvezze in A. L’anno scorso ha chiuso all’11° posto 49 punti, 14 in più del Lecce allenato da Liverani. A Parma avrebbero dovuto fargli un monumento. Invece con il cambio di proprietà è stato esonerato e al suo posto è arrivato Liverani. Che - nelle intenzioni - avrebbe dovuto portare in dote un’altra idea di calcio, più offensivo e spettacolare. Mica vero. Il Parma ha perso (male) due partite su due, del gioco spumeggiante di Liverani non vi è traccia. Morale: anche nel calcio - come purtroppo nella vita - non conta poi molto cosa fai concretamente, ma conta invece il fumo che alzi. Non conta la collina che hai raggiunto, ma la vetta di un monte che stai indicando.

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