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Editoriale – La Virtus e una stagione memorabile

L’ultima notte della stagione Virtus è stata amara, triste e malinconica. La netta vittoria di Milano in Gara 6 ha chiuso la finale scudetto portando il 29esimo titolo nazionale ai meneghini, strappando il tricolore dal petto dei bianconeri. Ovvio che a caldissimo i sentimenti in casa Segafredo siano per lo più negativi ma più passano le ore e più prende forma una visione diversa, maggiormente aderente alla realtà, di ciò che è stata la stagione 2021-2022.

Due trofei, di cui uno strategico per le ambizioni del club, e una finale scudetto sono traguardi raggiunti che nobilitano l’annata. Non c’è dubbio che il bicchiere sia abbondantemente pieno soprattutto se si pensa a quanto la squadra sia stata costretta durante l’anno a tante giravolte per trovare un assetto continuo. Gli infortuni di inizio stagione di Udoh e Abass hanno costretto a stravolgere l’idea di squadra partorita in estate, soprattutto dal punto di vista difensivo; non c’è stata mai una gara fino ad aprile in cui il roster è stato al completo e anche dopo acciacchi di vario tipo hanno condizionato le scelte e i minutaggi; se non fosse stata la finale scudetto ma una normale partita almeno metà dei giocatori sarebbe stata tenuta a riposo. In questo contesto essere arrivati al top della condizione ai playoff di Eurocup, ovvero quando più contava, è stata un’opera di ingegno memorabile. Pagata poi nella finale scudetto, certamente, ma d’altronde reggere l’urto dello stress mentale e fisico tenendo quel livello di brillantezza non è affatto semplice. Nel 4-2 di Milano, che è stata molto brava a sfruttare il periodo post eliminazione in Eurolega per arrivare preparata a prendersi la rivincita, non c’è però solo l’aspetto fisico: tatticamente Scariolo è sempre stato di rincorsa nei confronti di Messina con le contromosse virtussine che quando hanno funzionato lo hanno fatto in ritardo o non sempre al meglio. Da qui a parlare del coach bianconero come bollito, inadatto, inadeguato e da esonero immediato come sostenuto da taluni sui social ci vuole del gran coraggio.

In tanti hanno detto e scritto che senza Hackett e Shengelia la Virtus non sarebbe andata da nessuna parte. È evidente che con i due la Segafredo abbia alzato il livello qualitativo, di esperienza, di talento e che il loro apporto sia stato sostanzioso. Non avremo mai la controprova di cosa sarebbe accaduto se non fossero arrivati o se magari fossero arrivati altri giocatori e con i se e con i ma non si fa la Storia, figuriamoci una partita di basket. Quello che sappiamo è che l’inserimento di entrambi è stato rapidissimo ed efficace, roba tutt’altro che scontata. Hackett e Shengelia si sono messi al servizio della squadra e la squadra li ha assorbiti, azzerando i rischi di inserire due Big ingombranti a marzo. E quanto questo gruppo sia pieno di gente con attributi unita tra loro lo dimostra inequivocabilmente la prestazione e la vittoria di Gara 5 contro l’Olimpia.

Da oggi si pensa alla prossima stagione, quella del ritorno in Eurolega. Bisognerà essere pronti – squadra, ambiente e tifosi – a periodi difficili con la percentuale di vittorie avuta negli ultimi anni che potrà diminuire sensibilmente visto l’altissimo livello con cui la Segafredo si confronterà. Per intenderci: non sarà una roba fuori dal mondo se dopo aver affrontato il Real il martedì e il Maccabi il giovedi, la domenica arrivi una sconfitta in campionato. Allo stato attuale delle cose la Virtus dovrà arrivare tra le prime 8 per mantenere il suo posto e allora servirà costruire una squadra lunga, fisicamente attrezzata, con più gente esperta di Eurolega e che quindi allo stesso tempo possa essere pronta per sfidare in campionato Milano guardandola occhi negli occhi. Non c’è bisogno di rivoluzionare ma di modellare su quello che c’è. Il reparto lunghi è quello che ha più bisogno di innesti, senza sottovalutare l’idea di prendere un esterno se non due di spessore che diano fiato a Teodosic e Belinelli senza che siano costretti a spremersi; bisognerà vedere cosa accadrà con Mannion, che non ha perso il suo talento ma che viene da una stagione complicatissima per i motivi ben noti.

Una stagione da ricordare è andata in archivio, adesso è già tempo di costruirne un’altra: la strada è tracciata, bisogna percorrerla con l’orgoglio di cosa è stato fatto e il desiderio di non accontentarsi.

Dario Ronzulli

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