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Terzi: “Italiano? Un fenomeno della panchina, maniacale anche della fase di non possesso”

Parola all’ex capitano dello Spezia sotto la gestione di Vincenzo Italiano, Claudio Terzi: lui che dovette avere il compito non facile di portare la fascia al braccio in una delle stagioni che per gli spezzini passò alla storia. Terzi tra l’altro – come ci ricorda il Resto del Carlino – è nato a Milano ma è bolognesissimo nell’anima al punto da trasferirsi sotto le due torri all’età di soli sei anni. Qua a Bologna è cresciuto nel settore giovanile, dopo aver vinto lo scudetto Allievi nel 2000 con Pioli in panchina, debutta in A l’1 dicembre 2002 con Guidolin in un Bologna-Modena 3-0. Di seguito le parole dell’ex centrale in merito al nuovo tecnico del Bologna, Vincenzo Italiano.

Chi è Vincenzo Italiano

Un fenomeno della panchina: e parlo per condizione di causa. E’ uno che sta sul campo ore e ore, che cura i dettagli, che dà un’identità fortissima alle sue squadre e che presta la stessa attenzione maniacale alla fase di possesso come a quella di non possesso.

Vincenzo Italiano (ph. Image Sport)

Sulla difesa altissima

Nonostante si pensi che il punto di forza del suo calcio sia il possesso palla posso garantirvi che Italiano lavora tantissimo anche sulla fase difensiva. Il suo obiettivo è il dominio del gioco, che passa anche dal recupero palla alta. Con un’idea di fondo: posizionarsi in modo da tenere sempre la palla coperta, perchè è questo che ti permette di tenere la linea di difesa alta.

Concetti appresi subito allo Spezia

Si, fin dal primo giorno di lavoro. Poi è vero che a inizio stagione, nell’anno della promozione in A, i risultati tardarono ad arrivare. Ma noi calciatori capivamo di avere un allenatore che ci stava proponendo qualcosa di nuovo e ci siamo fidati subito di lui, venendo poi ripagati da enormi soddisfazioni. Perchè nell’anno della A abbiamo messo sotto anche qualche big e in ogni caso non abbiamo mai rinunciato all’idea di dominare il gioco.

Con il gruppo invece?

Molto sanguigno, perchè crede tanto nel suo lavoro. Dà tanto e chiede tanto: ma soprattutto sa coinvolgere tutti. Se in una partita fai la prestazione ma la partita dopo per necessità tattiche lui pensa che sia più utile far giocare un altro non si fa problemi a lasciarti fuori. Però applica questa regola con tutti e questo gli fa conquistare la stima del gruppo. 

Sembra il ritratto di Motta

Il Bologna di Thiago quest’anno è stata la sorpresa del campionato: ma ancora più sorprendente della qualificazione alla Champions è stato il modo in cui la squadra ci è arrivata, con un calcio innovativo.

L’erede su quella panchina

Ma non fu facile nemmeno per Motta sedersi sulla panchina dello Spezia prendendo il posto dell’allenatore che aveva conquistato promozione in A e salvezza. Diciamo che se c’era da rimpiazzare un allenatore top il Bologna con Italiano ha fatto la miglior scelta possibile.

Effetto sui tifosi in festa

Ho rivisto, piĂą in grande, la festa per la promozione in A del 2008. Anche allora festeggiammo in piazza Maggiore sul pullman scoperto. Bei ricordi.

Su Calafiori

E’ il prototipo del difensore moderno, che deve fare molto di più che seguire l’attaccante o passare òa palla al centrocampista. E’ il difensore ideale per il calcio di Motta ma lo è anche per quello di Italiano.

Io e Italiano

Ottimo rapporto. Ci sentiamo spesso e sono io ovviamente a chiedere consigli a lui …

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Pietro Celeste

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