Una sola stagione ma clamorosa, quella di Roberto Baggio con la maglia del Bologna, che permise ai felsinei di conquistare, nel 1997-1998, l’8° posto in campionato e gli ottavi di finale di Coppa Italia. Risultati eccellenti, soprattutto il primo, perché l’annata successiva i rossoblù avrebbero disputato e vinto la Coppa Intertoto, assieme a Valencia e Werder Brema, che all’epoca regalava un pass per partecipare alla Coppa UEFA. Sì, è vero: quando il Divin Codino decise di recarsi sotto le due Torri era già a fine carriera e soprattutto era martoriato dai tantissimi infortuni che ne avevano condizionato un’intera carriera comunque importante; eppure riuscì lo stesso a fare la differenza grazie alla sua classe. Tanto è vero che riuscì a indossare la fascia di capitano sfilandola a Marocchi. Ciò accadde perché Baggio si era dimostrato un leader silenzioso in campo che la squadra seguiva volentieri. E fece bene a farlo, perché quella storica annata coincise con la sua miglior stagione a livello di marcature: mai in tutta la sua lunga carriera, che tra le altre cose lo vide protagonista con le casacche di Milan e Juventus, era riuscito a superare così tante volte i portieri avversari. Merito suo, del Bologna e dell’ambiente di una città che lo ha amato fin dal primo momento in cui ha potuto gridare ad alta voce il suo nome. Sono passati tanti anni dalla stagione 1997-1998, eppure ancora oggi viene ricordato e celebrato con gioia

Alcune sue perle 

Di quei 22 goal segnati in 30 presenze in Serie A con la maglia dei felsinei, i tifosi sicuramente ricorderanno la magica punizione contro l’Inter, che scavalcò la barriera nerazzurra (in particolare Taribo West) e si insaccò alle spalle della porta difesa da Pagliuca. Non solo: c’è anche il calcio di rigore contro la Lazio da menzionare, che fruttò l’ultima rete siglata dal Divin Codino con la maglia rossoblù. La freddezza con cui si presentò dagli 11 metri spiazzando Marchegiani non fu nulla di speciale per lui, perché questo indimenticato campione sapeva bene come deliziare il pubblico attraverso l’arte del rigore, che faceva sua rendendola semplicemente una questione di abilità come altre. Roberto Baggio lasciò il segno anche durante Vicenza-Bologna, quando in area si liberò in dribbling di un avversario e con una palombella imparabile si fece beffe del portiere sul secondo palo. Un capolavoro di pura tecnica, come quello realizzato contro il Bari: un tiro al volo scoccato su assist di testa di un compagno. La difficoltà in quell’occasione era riuscire a ben coordinarsi tenendo basso il pallone, perché il suggerimento ricevuto era sì buono ma non certo ottimo; il Divin Codino – inutile dirlo – riuscì in questa impresa. E riuscì anche nell’impresa di segnare una bellissima rete al Milan, dopo aver stoppato un pallone impossibile e aver superato con un pallonetto un portiere di livello come Sebastiano Rossi. Ovviamente le perle regalateci da Roberto Baggio non finiscono qui; manca ancora quella contro la Juventus, sua ex squadra: un tiro in corsa a sorprendere il numero 1 avversario.

Spazio al nuovo idolo Arnautović

Sia chiaro: Baggio è stato ed è tutt’ora un idolo sotto le due Torri; tuttavia lo spazio nei cuori e nelle menti a lui riservato da parte dei tifosi felsinei si è andato via via assottigliando con l’arrivo di Arnautović. L’ex Inter a suon di goal e di prestazioni all’insegna della generosità è diventato il nuovo beniamino della piazza. Un qualcosa che fa bene a tutto l’ambiente, che dopo le gesta del Divin Codino ha nuovamente voglia di sognare. Certo il calcio di oggi è cambiato tantissimo rispetto a quello degli anni ’90, per esempio perché di outsider vere e proprie in grado di lottare per lo scudetto non ne esistono più. Ci sono però interessanti realtà come Atalanta e Udinese che quest’anno potrebbero strappare un pass per l’Europa. E se il Bologna seguisse le loro orme sfruttando la verve di Arnautović? Con Baggio sul terreno di gioco più di 20 anni fa i rossoblù avevano fatto miracoli.

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