Intervistato dal Corriere di Bologna, l’ex mediano dei felsinei Leonardo Colucci ha parlato dell’inizio di stagione dei rossoblù. Ha vestito la maglia rossoblù dal 2002 al 2006, e poco più di 22 anni fa era in campo in occasione di Fullham-Bologna di Intertoto. L’ultimo atto della compagine emiliana in Europa. Ecco le parole di Colucci sul Bologna di Vincenzo Italiano.

Considerazioni dopo Bologna-Empoli
Una squadra che ha bisogno di lavorare, normale sia così. Quest’estate Italiano ha avuto tanti nazionali solo in corso d’opera, c’è stato qualche infortunio pesante: serve un risultato positivo per aumentare l’autostima.
Poco tempo con anche la Champions
E’ un aspetto che non aiuta: ora in molti casi non potrai fare la settimana tipo, si viaggia di più e ci si allena di meno, le partite portano via energie fisiche e mentali. Le difficoltà aumentano e tutti dovranno avere pazienza: il campionato passato, per certi versi, è irripetibile. Ora serve pazienza, sono andati via giocatori importanti, alcuni sono infortunati: bisogna dare fiducia al lavoro di italiano.
Il ricordo della trasferta contro il Fullham
Ricordo ancora quella tripletta di Inamoto: giocammo un buon torneo, poi beccammo gli inglesi e l’accoppiamento non fu fortunato, perché in Premier già ad agosto vanno a duemila all’ora. La Champions è un premio per i tifosi rossoblù, ritrovare l’Europa sarà speciale e le prime due trasferte sono subito in Inghilterra. A Bologna bisogna essere orgogliosi di quanto fatto e il ringraziamento parte da Saputo: quando ero ad allenare le giovanili si insediò, ricordo che disse step by step, con il tempo, si sarebbe arrivati in Europa.
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Il lavoro che attende Italiano
Non facile. Lo conosco, una persona leale e ha fatto bene a dire quelle cose dopo l’Empoli: se stiamo a pensare a ciò che poteva essere e non è stato, si perde solo tempo. Bisogna azzerare: ogni allenatore ha le sue idee, bisogna dargli modo di incidere. Le vittorie aiutano l’entusiasmo e viene tutto più facile: è mancato il successo con l’Udinese, che era meritato.

Sui centravanti
Non è facile, prima c’era Zirkzee che negli ultimi 30 metri risolveva tutto con le sue giocate: non era solo uno stoccatore, ma faceva giocare bene la squadra. Quelli come Joshua li chiamo “piede di porco”: scassinano le difese avversarie con una sola giocata. Per Castro e Dallinga è diverso: servirà un po’ di tempo perché entrino nella mentalità della Serie A e nel gioco di Italiano.
Shakhtar in casa quattro giorni dopo la trasferta di Como
La testa va tutta a Como: se si pensa alla Champions si fa un errore, quella di Fabregas è una buona squadra. Una partita alla volta.
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