Sconfitta su tutti i fronti. Qualcosa si sta sfaldando all’interno del club. Il Bologna perde a Empoli e perde anche l’uomo che nelle intenzioni avrebbe dovuto alzare il livello del mercato del club, Walter Sabatini. Un fallimento, tecnico e societario. A quello tecnico c’è modo di rimediare: il Bologna caduto a Empoli incassa la seconda sconfitta nelle ultime tre partite, contro una squadra che ora l’ha superata in classifica. Niente è compromesso, questa squadra resta comunque attrezzata per un campionato da 12° posto ma l’inizio della stagione – con le vittorie contro Salernitana e Verona e l’ottimo pari di Bergamo – avevano fatto sperare a qualcosa in più. Mihajlovic, come ai tempi di Papadopulo, porta tutti in ritiro. Poi si parla di calcio moderno, di algoritmi tattici e di allenatori-guru, ed ecco invece che l’unica soluzione che si riesce a trovare – immaginiamo dopo un tormentato brainstorming – è portare la squadra in ritiro. Tutti in castigo, con lo sguardo basso e i sensi di colpa. L’altra questione è la separazione con Walter Sabatini. Precisiamo subito: non sappiamo se la decisione di interrompere il rapporto con il club derivi da problemi personali. Nel caso, facciamo un passo indietro. Qui ci limitiamo a considerare l’avventura rossoblù del dirigente. «Grazie di tutto», lo congeda Joey Saputo augurandogli «il meglio». Al dirigente – ora è ufficiale – non è stato rinnovato il contratto. «Di comune accordo», recita il comunicato ufficiale. Il contratto scadeva un mese fa, il 31 agosto. Da allora Sabatini si è sfilato. Non che – a dir la verità – la sua presenza sia stata focale nel suo periodo in rossoblù. Due sono le cose. O Sabatini non è stato messo in condizione di lavorare come sa – e come la sua storia personale conferma – oppure il magic-touch si è smorzato assai. Non si ricordano infatti colpi di mercato da far fare un salto sulla sedia, neppure intuizioni geniali. Chissà . Saputo lo ringrazia per «Il prezioso contributo di idee». Bene. Avanti. Rispettiamo le ragioni – personali e professionali – di Sabatini; così come rispettiamo le scelte dell’unico che abbia il potere di farlo, Joey Saputo. Resta in generale la sensazione di qualcosa di incompiuto, una storia di un amore che non è mai scoccato, una strategia di mercato che non ha mai trovato il suo innesco, anche e non solo – questo va ricordato – perché Sabatini è capitato a Bologna in un periodo di grande crisi generale, del mondo e – più nello specifico – del piccolo e autoreferenziale mondo del calcio. Sabatini è sempre sembrato un corpo estraneo, nelle interviste rilasciate – quasi mai alla stampa locale – ha sempre ricordato con nostalgia il periodo alla Roma, confessando tra l’altro di recente che il suo rimpianto più grande è stato quello di aver lasciato l’Inter. «E’ una sconfitta amara». ha detto Lorenzo De Silvestri dopo la scoppola subita contro l’Empoli. Con il più facile dei copia&incolla si potrebbe applicare il concetto di «sconfitta amara» anche a quanto sta avvenendo a livello societario. Ormai quasi sette anni fa Joey Saputo arrivava a Bologna tra fanfare e tappeti rossi. Sette anni dopo, forse va fatto un primo bilancio. Forse Sabatini ha pagato per la frase nel dopo-Empoli? «Questa squadra è stata costruita a c***»?. Chi lo sa. In realtà è un’ammissione di colpa, visto che uno dei dirigenti deputati a costruire la squadra era lui.
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