I giocatori del Bologna festeggiano dopo la vittoria sul Crotone (ph. Twitter Bologna Fc)

C'è molto sollievo in questo 1-0 così anni ’70, con un portiere che para (finalmente) e un giocatore - il migliore - che ancora una volta «ghe pensa lù» e segna quello che la Gialappa’s Band anni fa avrebbe definito un gollonzo, tra rimpalli, lisci e salti a vuoto dei difensori avversari. Tutto è bene quel che (ri)comincia bene. Seconda vittoria consecutiva, 12 punti, 10° posto, parte sinistra della classifica, un Bologna che - contro un rognoso Crotone - è cresciuto nel corso della partita, mancando il colpo del k.o. e sbagliando anche qualcosa in fase di gestione, certo, ma senza mai perdere il filo del discorso. La vittoria - meritata - reca in calce la firma di Roberto Soriano, ancora lui, sempre lui, per fortuna lui. Con 5 gol Soriano ha già eguagliato lo score dell’anno scorso, attestandosi sulle medie delle stagioni felici con la Sampdoria. Il miglior rendimento realizzativo in Italia risale agli 8 gol in blucerchiato nel 2015-16, ma Soriano fece ancora meglio l'anno successivo nella Liga, al Villareal, quando andò a segno 10 volte. Trequartista anomalo, Soriano. Fisico imponente, apparentemente macchinoso nei movimenti e invece - sorprendentemente - quasi leggiadro, dotato di una straordinaria capacità di cogliere l’attimo negli inserimenti, con un piede che - per dirla alla Mario Brega - «po’ esse fero e po’ esse piuma». Il Soriano di oggi - che non a caso ha riconquistato la nazionale - è un leader tecnico che ricopre due ruoli: trequartista e centravanti. Ripercorrendo a ritroso la storia rossoblù a noi - nelle movenze, nel primo controllo del pallone, in certe verticalizzazioni - ricorda un po’ Zauli, anzi Zaulì alla francese come si diceva allora per evocare Platini. Nel Bologna di Guidolin che sfiorò l’Europa nel 2002 (7° posto e 52 punti, con beffa all'ultima giornata a Brescia) Zauli giocava in appoggio a Cruz, segnò 6 gol, altrettanti ne ispirò. In ogni caso oggi Soriano è il valore aggiunto di una squadra a cui Mihajlovic sta dando un’identità. Quando attorno a lui cresceranno anche gli altri, maggiori saranno le garanzie per un allenatore che - come tutti - ha accolto i tre punti con un sorriso da qua a là. Non è stato un Bologna brillante, quello visto col Crotone; ma un Bologna solido, capace di andare oltre i propri limiti e di sopperire alla mancanza di un vero attaccante: Palacio (giù il cappello comunque) non lo è più, di Barrow si sono perse le tracce. La sua prestazione contro la Sampdoria aveva illuso un po’ tutti. Ma è di nuovo calato il buio, qualcuno ha staccato la corrente. Oh Musa, dove sei finito? Pensierino finale: 431 giorni dopo, Skorupski non ha preso gol. Bene, bravo, bis (speriamo). Si è fermata a 41 partite la serie nera che - se solo fosse proseguita - avrebbe collocato il Bologna in quella pagina dei record all’incontrario dove ogni cosa crea imbarazzo. Meglio così, lasciamole al Bordeaux ‘ste soddisfazioni.

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