La stagione del Bologna sta sorprendendo tutti: a nove giornate dal termine della Serie A, la squadra di Thiago Motta si trova in quarta posizione a quota 54 punti. I meriti vanno divisi tra club squadra e allenatore, un mix di gioventù ed esperienza sia in campo che fuori. Esperienza portata per esempio da Lorenzo De Silvestri, autentico simbolo dei rossoblù e uomo spogliatoio, oltre che fondamentale sul rettangolo verde quando chiamato in causa. Di seguito un estratto delle sue parole in una lunga intervista rilasciata a Radio Serie A.
Ci sono energie positive, c’è tanto rispetto dei ruoli sia fuori dal campo che a livello societario. Ognuno ha ben chiaro il proprio ruolo, c’è grande empatia e voglia di stare insieme. I sentimenti sono tanti, adesso stiamo ottenendo dei risultati ma le sensazioni vanno anche a tutti i giocatori passati, Sinisa, tutto il lavoro fatto in precedenza. Abbiamo sofferto in alcune situazioni, ma ora stiamo ottenendo i risultati che meritiamo. Abbiamo tante culture diverse, ma si nota molto quanto siamo uniti quando esultiamo per un gol. La nostra è una favola, ma anche un orgoglio. Il mio ruolo nel Bologna è essere d’esempio rimanendo pronto nei momenti in cui sarebbe servito esserlo. Essere sempre in prima linea è quello che mi fa sentire vivo, cerco sempre di dare il 100% e aiutare i giovani. Quando arrivano calciatori dall’estero cerco di aiutarli a conoscere anche la città, perché può agevolare l’integrazione nella squadra. Per quanto riguarda il futuro ho ancora obiettivi come calciatore, mi piacerebbe raggiungere le 100 presenze nel Bologna e altri traguardi, perché mi sento ancora bene. Dopo mi vedo in giacca e cravatta, non sarebbe male rimanere nel mondo calcistico, sto studiando per questo.
Il mister è arrivato in un momento delicato per noi, ma ha portato subito un tipo di gioco innovativo. Ci ha dato tanta consapevolezza, con i giovani è stato importante per la loro crescita. Chiunque giochi lo fa con una fiducia importante, non conta solo l’individuo ma la squadra, e questo è merito suo. Sa scindere bene i momenti, ci lascia liberi quando è giusto che sia così, in campo e fuori, però poi nel rispetto delle regole è anche molto ferreo e vuole il massimo. Fuori dal campo ci sono regole, anch’io cerco di farle rispettare: da evitare i ritardi, polemiche alle sostituzioni, piccole cose, ma importanti per mantenere disciplina in un gruppo. Thiago Motta è un grande allenatore, l’ho visto spesso far cambiare atteggiamento alla squadra durante gli intervalli, riuscendo a toccare i nervi giusti sia con la scelta delle parole sia nei cambiamenti in campo.
Joshua è un attaccante moderno, mi piace definirlo “pop”. È moderno perché lega il gioco e dialoga con la squadra, è un leader tecnico perché si prende grandi responsabilità. Gli auguro il meglio perché sta lavorando tanto. Abbina allo strapotere fisico una tecnica meravigliosa, ha cambiato modo di allenarsi: quest’anno lo sta facendo in maniera incredibile.
Il Presidente è mitico, una persona molto educata e pacata che sa quello che vuole. Tratta tutti in maniera incredibile, si ricorda i nomi dei nostri figli e delle nostre compagne, cura molto i dettagli. A noi chiede di dare sempre tutto, giocando una volta a settimana ci dice che quello è il momento in cui dare tutto. La sua presenza è un motivo in più per farlo, perché è un presidente che non ci fa mancare nulla. A noi basta che sia presente, vederlo qui a Casteldebole vicino alla squadra è già speciale. Sul bonus in caso di Champions League? La società ci è stata molto vicina, abbiamo delle dinamiche da definire. Io parlo sempre di sogni che diventano obiettivi. Noi viviamo un sogno, partita dopo partita è aumentata la nostra consapevolezza. Possiamo lottare fino all’ultimo con grandi squadre, siamo lì e vogliamo godercela fino alla fine.
Sinisa ha portato un cambiamento da quando è arrivato. Ha portato innovazione e un modo spavaldo di interpretare le partite, ci ha cambiato molto lo stato d’animo e la consapevolezza, dando importanza a livello internazionale al Bologna. La sua malattia ci ha unito, l’anno scorso feci un discorso alla squadra, ricordai loro l’importanza di aver superato e gestito momenti del genere. Siamo diventati maturi, è stata una cosa che ci ha lasciato grande maturità. Il mio rapporto con lui non è stato sempre rose e fiori, mi ha fatto provare anche tanta rabbia, soprattutto a Firenze quando non mi faceva giocare. Voleva insegnarmi a reagire a situazioni negative, ma poi mi ha dato gioie incredibili ed è anche grazie a lui che poi sono arrivato a Bologna.
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