E poi ci chiediamo perché la Fiorentina (che l'anno scorso chiuse 1 punto sotto ai rossoblù) lotta per l'Europa e il Bologna no. Un passo indietro: la prospettiva più interessante - dopo il pari di Torino - l’ha detta Schouten: «In questa squadra c’è molto di Mihajlovic». E’ una frase che solo all’apparenza può sembrare fuorviante - Mihajlovic purtroppo è alle prese con altri problemi - ma che in realtà restituisce una piccola grande verità: il valore del Bologna è stato e continua ad essere il suo allenatore. Per quello che ha dato, per il lavoro che ha fatto, per la semina - soprattutto - cui è riuscito a dare forma concreta. Ha ragione Schouten ed è grazie all’aura di Mihajlovic - alla sua assenza-presenza - se il Bologna sta cercando di dare un senso a un finale di campionato - per citare il maestro - che un senso non ce l’ha. Bene, benissimo, tutti contenti per aver fatto un figurone a San Siro con il Milan e per aver meritato di vincere a casa-Juve. Punti raccolti? Due. Ora, consideriamo la questione con lucidità: può forse avere credibilità una Serie A dove una squadra come l’Empoli non vince da 16 partite (sedici!!!) e per 4 mesi (quattro!!!) traccheggia; eppure - nonostante questo percorso penoso - può dirsi serenamente salva già da tempo? Senza infingimenti: quale è davvero lo spessore di un campionato con almeno 7-8 squadre - tra cui il Bologna - senza nessun obiettivo, che non sia quello fanciullesco della parte sinistra della classifica o quello - ancor più tenero - dei 40 punti da raggiungere il prima possibile? Ok, detto questo: il Bologna ha 38 punti, è virtualmente salvo e si piazzerà tra l’11° e il 13° posto. Dov’è la novità? Non c’è. Però va bene così. E lo diciamo senza ironia. Questo campionato - ormai mancano quattro giornate - si chiuderà nel solco degli altri. L’anno scorso il Bologna chiuse al 12° posto con 41 punti. Messa giù così: si può persino migliorare di qualche punticino, ma chissà poi se migliorare significa dirsi soddisfatti. Guardiamoci intorno per scoprire che in realtà l’unica domanda da porsi è questa: perché dopo 32 giornate la Fiorentina ha 23 punti in più dell’anno scorso (ma anche una partita in meno, quindi potenzialmente possiamo parlare di un +26)? Questa «esplosione» è forse tutto merito di Vincenzo Italiano, e allora staremmo qui a parlare di un Fenomeno? Questa la domanda principale, a ruota le altre. Cosa è successo a Firenze che a Bologna non è successo? Proviamo a dare una risposta: a Firenze quattro anni fa hanno preso Vlahovic. Aveva 18 anni e nel suo curriculum c’erano una ventina di partite con il Partizan corredate da una sola rete. Il Bologna quest’anno ha preso Von Hooijdonk. Che di credenziali ne aveva (più di Vlahovic). Che praticamente non si è mai visto. E che presumibilmente a fine stagione se ne andrà. E prima di Von Hooijdonk c’è stato Santander. Dov’è l’errore? Direte: il Bologna ha preso Arnautovic. Giusto. Che sta facendo il suo dovere. Che ha segnato 12 gol (bene, bravo, bis). E che di anni ne ha 33. Fine della storia. Vlahovic ha portato nelle casse della Fiorentina 75 milioni, tanto è costato alla Juve il cartellino del centravanti serbo. Quando il Bologna pescherà in giro per il mondo un calciatore capace di fare i gol di Vlahovic e di portare - con la sua cessione - tanto denaro al club che ha creduto in lui, allora forse la finestra dell’Europa si spalancherà all’improvviso. Altrimenti rimarrà chiusa ancora a lungo. Dettaglio a margine: da quando se ne è andato Vlahovic la Fiorentina ha aumentato la sua media-punti. Banalmente: vince di più, ha trovato i suoi gol altrove. Merito di Italiano, certo. La verità è che il lavoro di Mihajlovic ha dato stabilità e identità, ma arriva fino ad un certo punto: 11°-13° posto. Che è tanto, se si considera la squadra e la qualità che ha disposizione il tecnico. Che è poco, se si considera l’ambizione di un club che ogni anno manda le repliche dell’anno prima, scegliendo riferimenti sempre diversi. Ieri l’Atalanta, oggi il Sassuolo, domani - statene certi - la Fiorentina. Mai uno che dicesse: proviamo a essere noi, un modello per noi stessi e per gli altri.

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