Proviamo a trovare un aspetto positivo a fronte della quinta sconfitta nelle sette partite fin qui disputate. Proviamo a tralasciare il fatto che il Bologna è sceso in campo dopo un'ora e dieci, giusto per i venti minuti finali. Proviamo a non rivedere la fase difensiva dei rossoblù in occasione del gol di Osimhen, come sta scritto sui pacchetti di sigarette: nuoce gravemente alla salute. Proviamo a non considerare quelli che mettono il dito nella piaga e ogni volta – da 40 partite a questa parte – sventolano la contabilità della striscia negativa perché sì, sono diventate 40 le partite in cui il Bologna ha preso gol e allora basta davvero un altro sforzo – un piccolo passo per Skorupski, un grande passo per l'umanità – per riuscire ad arpionare il record del Bordeaux, che nel 1960 arrivò a 42 partite consecutive subendo almeno un gol. Si può fare/ Si può fare. Proviamo a non chiederci che ci ha fatto Denswil in campo per tutto quel tempo, e non state lì a rivedere il minutaggio: è comunque abbastanza. Proviamo a far finta di non sapere che per un tempo e mezzo il Napoli ha piantato le tende nell'area del Bologna e ha fatto un picnic, standosene lì a trastullarsi e a fare tic-toc senza che nessun rossoblù trovasse – maledizione – un modo per opporsi. Proviamo a leggere e a rileggere gli uomini che aveva in panchina Mihajlovic e poi chiediamoci se il mercato l'ha soddisfatto, se la dirigenza ha fatto una campagna acquisti come si deve e se Saputo aveva (ha) ancora voglia di spendere qualcosa. I nomi, dunque: Paz, Arnofoli, Baldursson, Rabbi, Kingsley, Svanberg, Calabresi, Pagliuca, Khailoti, Ruffo Luci; più il vecchio Da Costa e il giovane Vignato (il migliore, tra l’altro). Rileggiamoli questi nomi e poi facciamoci qualche domanda sulle aspirazioni reali del Bologna, non su ipotetici pianeti da conquistare dopo mezzo secolo di assestamento. Proviamo a pensare che in fondo – se solo Orsolini avesse tirato a occhi chiusi senza mirare Ospina – sarebbe finita diversamente e allora saremmo tutti qui a dire/fare/baciare una squadra orgogliosa, tenace, feroce. Ma non è andata così. Proviamo – guardando il calendario – a trovare un appiglio e a pensare che dopo la sosta il Bologna andrà a Genova a sfidare la Sampdoria e poi giocherà in casa col Crotone, due sfide alla portata per ritrovare un po’ se stessi, oppure per perdersi definitivamente. Proviamo a fare un salto di qualità e pensare – visto l'andazzo di un campionato senza padroni – che questa è «una sconfitta che muove la classifica». Proviamo a trovare un aspetto positivo. Proviamoci, su. Poi fateci sapere.
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