Il Bologna di Vincenzo Italiano non sta affrontando un semplice avvio di stagione. Di seguito le parole sul momento dei rossoblù da parte dell’ex attaccante felsineo, Marco Negri, all’edizione odierna del Resto del Carlino.
Dare giudizi dopo sette giornate di campionato mi sembra ingiusto: però un’analisi di quello che stiamo vedendo si può fare. Vedo la situazione che vive un gruppo che in estate ha cambiato allenatore e perso giocatori importanti. Quelli che sono rimasti e i nuovi devono digerire in poco tempo le tante informazioni che arrivano dal nuovo allenatore. E allora capita la settimana in cui la cosa ti riesce e la settimana in cui questo non accade.
Toglierei dalle valutazioni tecniche le partite di Champions: le due giocate come le prossime. I palcoscenici e gli stimoli che ti da la Champions sono troppo diversi da quelli del campionato. Vai in campo con la leggerezza mentale di chi non ha nulla da perdere.
Normale che sia così. Cerchi la prima vittoria in casa, gli avversari restano in dieci, sai che la classifica non è brillante e allora provi a vincerla, ma con la preoccupazione di chi non può permettersi di subire una ripartenza letale: perché se la perdi tutto diventa ancora più complicato.
Un ruolino di marcia che si può leggere anche da un’altra angolazione: in una fase di adattamento a un sistema di gioco nuovo hai dimostrato solidità perdendo una sola partita.
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Castro in pochi mesi è cresciuto tanto e ha fatto tre gol pesanti, ma non si può pensare che sia un ragazzo di vent’anni a caricarsi la squadra sulle spalle. Nel suo processo di crescita Castro ha il diritto di avere delle battute d’arresto: sono altri i gol che mancano all’appello. Penso ai gol dei centrocampisti e ai 5-6 a stagione che può garantirti Ferguson: ma penso soprattutto ai gol di Orsolini e Ndoye.
I gol su azione di Orsolini me li aspetto anche quest’anno: lui sì che può e anzi deve caricarsi la squadra sulle spalle. Ndoye ha un potenziale enorme e lo deve sfruttare anche davanti alla porta: 5-6 gol a stagione non può non imparare a farli.
Quando un amministratore delegato fa sapere di non essere preoccupato per il momento che sta vivendo la squadra significa che qualche difficoltà c’è. Però conosco bene Italiano, ho seguito passo passo la sua carriera, viene dalla gavetta e ha già affrontato situazioni complicate, il che gli tornerà utile anche qui. Però una cosa dev’essere chiara: prima si taglia il cordone ombelicale con il Bologna di Thiago, nei giudizi e nei paragoni, e meglio è.
Quando un attaccante arriva in Italia i mesi di adattamento sono inevitabili: qui le difese sono preparatissime, per una punta è come esplorare un mondo nuovo. Ma a un attaccante basta un gol per sbloccarsi e trovare la fiducia.
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