Brutti segnali. Ma non tanto e non solo per il cappotto di San Siro. Brutti segnali per le voci sull'esonero di Mihajlovic. A che pro? A chi conviene? Si può mettere in discussione un allenatore che nelle prime tre giornate ha conquistato 7 punti? Brutti segnali. Perché intanto si semina il malumore. E poi si raccoglierà. E’ chiaro a tutti - e lo era anche prima - che Mihajlovic sia rimasto a Bologna dopo un'estate di dubbi, dopo essersi guardato intorno e dopo aver aspettato che qualche club gli facesse un'offerta meritevole di attenzione. E’ altresì chiaro a tutti che il Bologna - potendo - avrebbe cambiato allenatore. Ma certi contratti pesano, la squadra non è stata rinforzata, la campagna acquisti-cessioni è stata piatta e la cessione di Tomiyasu all'ultimo giro di giostra ha dato la conferma di un club che - per prima cosa - si preoccupa del bilancio. Mihajlovic e il Bologna sono rimasti insieme per mancanza di alternative, perché certi matrimoni vanno avanti così, senza colpo ferire e aspettando un'occasione migliore. Ciò non toglie che oggi è fuori di ogni logica mettere in discussione Mihajlovic. Ne siamo più che mai convinti, così come pensiamo che - nonostante la batosta di San Siro - il Bologna possa recitare un ruolo da protagonista nel campionato di seconda fascia della Serie A. 

Se poi vogliamo analizzare da un punto di vista tecnico la partita del Bologna a Milano, c'è ben poco da dire. Peggio di così il Bologna non poteva fare. Mihajlovic dice che nel primo tempo era soddisfatto. Beato lui. La fase difensiva del Bologna è stata inguardabile. Sembrava, la difesa rossoblù, composta dagli amici del calcetto, che si ritrovano all'ultimo momento al campo e decidono come schierarsi in base al ghiribizzo. Tu qua, tu là. Tu prendi quello, io sto attento a quell'altro quando avanza. Chi si aspettava una prova di carattere è rimasto deluso. Chi si aspettava un Bologna finalmente in grado di giocarsela con squadre di prima fascia è rimasto doppiamente deluso. Questo Bologna, così come quello dell'anno scorso e dell'anno prima ancora e probabilmente come quello dell'anno prossimo, non può minimamente pensare di poter competere con le Sette Sorelle, insomma, con le squadre di prima fascia che lottano per qualche obiettivo. E’ il calcio italiano, bellezza. Un calcio classista, diviso per caste, senza che ci sia la possibilità per alcuno di fare avanzare nella scala gerarchica. Si era illuso Saputo, quando comprò il club. «Riportare il Bologna lì dove merita» è uno slogan non solo farlocco, ma persino triste. Lì dove merita è dove sta da una vita, nel mare della dignitosa mediocrità di metà classifica.

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