Negli ultimi giorni di marzo abbiamo avuto il piacere di intervistare in esclusiva l’ex calciatrice Katia Serra, icona del calcio femminile che ha dedicato tutta la sua vita al pallone e alla lotta per i diritti delle donne in questo sport. Oltre ad aver raggiunto grandi obiettivi da giocatrice come quello di aver indossato la maglia della Nazionale Italiana e di aver alzato numerosi trofei, Katia ha sempre continuato a respirare calcio anche fuori dal campo dopo il ritiro.Â
Dalla responsabilità del sindacato del movimento femminile, passando per la Bobo Tv fino al sogno Wembley, dove ha toccato l’apice della sua carriera da addetta ai lavori diventando la prima donna al mondo a commentare la Nazionale maschile di calcio nella finale tra Italia e Inghilterra degli Europei del 2021. Ringraziamo calorosamente Katia Serra per essersi raccontata in questa lunga intervista ai nostri microfoni di BSN, che vi abbiamo riportato in questo articolo a lei dedicato. Ecco le parole dell’ex Bologna e Lazio tra le altre.
E’ motivo di grande orgoglio essere stata la prima donna al mondo ad avere la possibilitĂ di commentare la Nazionale maschile, a maggior ragione in una finale così importante. Tante volte mi domando se altre donne avranno la possibilitĂ di realizzare questo grande sogno perchĂ© di base è stata un’eccezione e temo che resti tale a lungo. Come tutti ricordano, io e Stefano Bizzotto siamo subentrati a Rimedio e a Di Gennaro perchĂ© il primo era positivo al Covid e quindi non potevano piĂą commentare la finale. Ho vissuto due emozioni contrastanti: da una parte ero ovviamente felicissima, dall’altra ero fortemente imbarazzata nei confronti dei miei colleghi che stavano vivendo un “dramma sportivo” essendo arrivati ad un passo dalla finale senza poterla commentare. Loro sono stati i miei primi tifosi e finchĂ© non sono riuscita a parlarci non sono stata tranquilla. Inoltre, mi sono sentita responsabile nei confronti di tutte le donne che come me si vogliono realizzare in ambiti prettamente maschili, in un percorso pieno di ostacoli. Nei giorni successivi ho ricevuto tantissimi complimenti da parecchie donne.Â
Â
Ho intitolato il mio libro “Una Vita in Fuorigioco” perché tutta la mia vita è stata vissuta con quel genere di sensazione. Alla finale ci sono arrivata in maniera eccezionale, ma alle spalle avevo dieci anni di calcio maschile commentato. Ecco, quella notte incredibile mi sono sentita “in gioco”! Ricordo benissimo le mie parole al triplice fischio di Italia-Inghilterra con gli azzurri campioni d’Europa: “Sì! Sì! Sì! Campioni d’Europa! Campioni d’Europa! Campioni d’Europa! E ti dirò di più Stefano: da questa sera il cielo grigio d’Inghilterra è diventato azzurro!”.
Â
Già da calciatrice mi sono impegnata come sindacalista del movimento femminile a rappresentanza di tutte le giocatrici, un ruolo che ho ricoperto per 17 anni. Chiaramente quando ho smesso ho avuto più tempo da dedicare a questa cosa che era totalmente nuova. All’inizio ero da sola, poi col tempo ho formato un gruppo di lavoro col quale siamo riusciti a portare il professionismo in Serie A, datato 1 luglio 2022. E’ stata una grandissima realizzazione perché da quella data le ragazze oggi vivono il calcio come un mestiere, al pari dei ragazzi con prospettive in termini di carriera, di tutele, di certezze economiche. Questo è un traguardo di cui vado molto fiera anche se è un qualcosa che è stato fatto insieme perché da soli non si costruisce nulla. Per questo ho sacrificato la mia vita privata mettendo il massimo delle energie, ho girato molto per l’Italia insieme al presidente Tommasi che è stato il traino di questo passaggio: nel quotidiano abbiamo vissuto delle sfide incredibili. Oggi in Italia, nel femminile, solo il calcio è professionistico: abbiamo scritto la storia per tutte le generazioni che sono arrivate e che arriveranno in futuro.
La Nazionale Italiana è stato un altro traguardo che ho inseguito per lunghissimo tempo. Pur avendo vissuto un esperienza non completa per via dei miei tanti infortuni che mi hanno fermato spesso, quando arrivi in Nazionale lo vivi come un punto di partenza, non come uno di arrivo. Ogni traguardo raggiunto, ogni coppa vinta, ogni convocazione ricevuta era sì una gratificazione ma mai una realizzazione completa, perché in testa avevo già l’idea di raggiungere l’obiettivo successivo. Credo che nello sport in generale, non solo nel calcio, devi avere questa attitudine mentale per raggiungere questi traguardi.
Â
Inaspettatamente è arrivata la telefonata di Bobo Vieri che mi chiedeva la disponibilità per diventare la leader di questo progetto. Il programma di Vieri stava andando forte sui social, così ha avuto la brillante idea di voler far qualcosa anche sul calcio femminile. Quando ricevo una proposta, di solito, non mi pongo troppe domande, accetto la sfida e mi ci butto a capofitto per renderla stimolante e avvincente. Abbiamo iniziato ad aprile 2023 e abbiamo ripreso a settembre. Andiamo in onda tutt’ora ogni martedì alle 20:00. In questa avventura ho coinvolto Martina Angelini, giornalista di lungo corso dentro al calcio femminili con più di 20 anni di esperienza in ufficio stampa, inoltre ci conoscevamo già perché quando giocavo nella Lazio lei era la nostra addetta stampa. Di norma siamo noi due a condurre la trasmissione, a volte ci sono ospiti che spesso sono calciatrici anche se non è sempre scontato avere il permesso dai club di ospitarle nella nostra trasmissione. Chi ci segue può interagire in diretta e quindi ci lasciamo molto guidare dalle domande che arrivano. E’ molto stimolante perché a volte ti chiedono cose che non ti aspetti. Di base facciamo il punto sul weekend di Serie A femminile, mentre quando giocano le Nazionali o la Champions League trattiamo anche di quello, saltuariamente anche la Serie B. Oltre al calcio giocato ci arrivano domande anche sul movimento femminile e noi cerchiamo di rispondere al meglio grazie alla nostra esperienza. Infine, il pubblico è in aumento e abbiamo registrato che ci seguono sempre più donne e questo ci fa molto piacere e ci carica di responsabilità , ci mette in mostra come esempi.
Â
Premetto che il Bologna in cui ho giocato io non aveva legame con il Bologna maschile, ai tempi erano tute società che non avevano nulla che vedere con la selezione maschile. Il meccanismo di oggi in cui la selezione femminile è dentro le squadre maschili è molto recente. Il mio Bologna era gestito da dirigenti volontari per esempio. A me stava stretto il paesino, quindi mi sono trasferita a Bologna, e quando giocavo ho abitato in tante città in giro per l’Italia, per cui il mio legame con la città era distaccato, mi sentivo nomade perché la priorità era giocare ad alti livelli, per questo ero costretta a cercare in giro. Ho iniziato a gustarmi la bellezza della città quando ho smesso, vivendo stabilmente a Bologna. La mia base è Bologna, e di conseguenza oggi riesco a godermi le bellezze della città , non solo artistiche o storiche ma anche culinarie e in termini di eventi sportivi. Se una volta mi sentivo nomade, ora non cambierei Bologna con nulla al mondo.
Â
LEGGI ANCHE: Ecco l’arbitro di Frosinone-Bologna: sarà Daniele Orsato
Bologna, oltre a El Azzouzi, i rossoblĂą potrebbero cedere in Serie A Aebischer: tutti i…
Ndoye ancora al centro dell'attenzione. Il Nottingham Forest vuole superare la concorrenza del Napoli e…
Oltre a Santiago Castro, anche Marco Di Vaio, direttore sportivo del Bologna, è intervenuto a…
L'attaccante argentino ha rilasciato una lunga intervista a Bfc Tv in cui ha analizzato il…
I prossimi giorni saranno decisivi per il futuro di Dan Ndoye. Il Bologna attende le…
Il Sunderland notifica una nuova offerta alla dirigenza del Bologna per comprare Jhon Lucumi. Sul…