Dopo una stagione incredibile caratterizzata da una cavalcata eccezionale, il Bologna ha raggiunto una clamorosa qualificazione in Champions League, grazie a un gruppo di calciatori legati da un’alchimia incredibile ed esprimendo uno dei giochi migliori in Italia. Leader indiscusso di questo gruppo nonché collante fondamentale all’interno di questa squadra è stato sicuramente Lorenzo De Silvestri, capitano di questo Bologna e soprannominato da tutti “sindaco” proprio per il suo ruolo cruciale sia all’interno dello spogliatoio sia lontano dai campi da gioco, essendosi contaddistinto per le sue grandi doti nell’accogliere i nuovi giocatori all’interno della squadra sin dal loro arrivo sotto le Due Torri. Ecco alcune dichiarazioni rilasciate dal classe 1988 sulle pagine dell’edizione odierna de Il Resto del Carlino:
Ogni volta che sento questa frase, fa sempre più effetto: il-Bologna-è-in-Champions-League (scandisce, ndr). Abbiamo festeggiato tantissimo, ma non ci rendiamo ancora conto di quello che abbiamo fatto. Forse lo realizzeremo solo quando vedremo arrivare al Dall’Ara le grandi squadre europee.
Sono molto orgoglioso di tornarci dopo così tanto tempo. Alla Samp con Sinisa raggiungemmo l’Europa League, ma uscimmo ai preliminari. Al Torino mi capitò lo stesso. Il mio sogno era fare l’Europa anche col Bologna: direi che abbiamo esagerato…
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Sono molto sincero. La mia volontà è di continuare come calciatore: mentalmente e fisicamente mi sento benissimo. Ho un sogno: raggiungere le 100 presenze in rossoblù (è a 95, ndr) e far diventare il Bologna il club con cui ho fatto più stagioni in carriera, cinque. Ma la società adesso ha cose più importanti: decideremo insieme.
E’ vero. Da piccolo mi faceva fare sci di fondo e ginnastica, e di conseguenza toccava pure a mia sorella Martina: però dopo gli allenamenti, mi trovava sempre con il pallone tra i piedi e tutto sudato. A undici anni si è dovuto arrendere, costretto anche da mia mamma e da mio nonno. Però ringrazierò sempre papà perché quegli sport di fatica hanno forgiato il mio carattere, insegnandomi il valore del sacrificio.
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Quand’è arrivato lui, ci ha dato un’impronta forte, europea: in un momento delicato per il club, ha proposto un calcio innovativo, quasi sfrontato. Abbiamo preso consapevolezza. Poi ci ha insegnato il coraggio nella vita: con la sua malattia siamo dovuti maturare, siamo cresciuti come uomini. Lui ha forgiato questo gruppo che è poi la base del capolavoro di questa stagione. Gli voglio mandare un pensiero, gli voglio dedicare questa Champions.
Dopo i festeggiamenti con la Juventus, ho voluto fare una foto con Ricky e Lucasz (Orsolini e Skorupski, ndr): siamo quelli da più tempo qui, sappiamo i sacrifici fatti, i momenti neri superati per arrivare a questo sogno. Per noi è un orgoglio doppio.
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Di sicuro ci metto la vittoria con l’Inter in Coppa Italia: vincere a San Siro in rimonta è stata un’emozione incredibile, ci ha dato grande consapevolezza. Lì abbiamo capito che sarebbe stato un anno speciale. Poi dico le vittorie di Bergamo e quella in casa della Roma, decisive per centrare il sogno europeo. Poi, vabbè, personalmente, ci metto la gara con il Frosinone con il mio gol in tuffo: non me lo scorderò mai.
Il presidente è una persona magnifica, educata, umile. Ha il senso della famiglia: si ricorda i nomi dei figli e delle mogli dei giocatori. Quest’anno la sua presenza fissa qui è stata un valore aggiunto. Quando si dice ’we are one’: per noi è stato letteralmente così. Con lui e questi dirigenti il futuro è al sicuro.
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Al mister voglio dire un ’grazie’, ma anche ’complimenti’. Perché non era facile, arrivare dopo Sinisa, dopo un momento così difficile e delicato, e Thiago con noi si è posto subito in maniera molto sincera. Si è affidato a noi per creare questo tipo di gruppo, ci ha lasciato molta responsabilità in questo. Tra noi, poi, visto che siamo quasi coetanei, si è creato un rapporto che va oltre quello tra tecnico e giocatore.
Forse mi sto facendo vecchietto, ma vorrei lanciare un messaggio: ricordiamoci questi attimi, gli occhi pieni di gioia, la folla in piazza, le tante fotografie di questi giorni felici. In Champions dopo sessant’anni: sono tanti, eh. Arriverà un’altra stagione e si ripartirà. Quindi godiamoci il momento perché il calcio va veloce.
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Un quadro di Pollock. Questa squadra è un ’action painting’. Dentro c’è un po’ di tutto e di tutti: la parte societaria fatta di dirigenti seri e competenti, il lavoro incredibile dello staff con i giocatori. E poi la simbiosi con i tifosi, che ci sono stati sempre vicini: ci hanno fatto sentire a Bologna negli stadi di tutta Italia.
Quello di Robbie, Soriano. Lui è un amico, è stato qui fino a ieri, ha vissuto con noi tante cose importanti, e vale lo stesso per Nick, Gary, Jerdy e Marko (Sansone, Medel, Schouten e Arnautovic, ndr). Questa Champions è anche merito suo, anche merito loro.
La mia famiglia e le mie amicizie. La carriera è breve, i riflettori si spengono, è importante mantenere un proprio equilibrio: ecco, avere una moglie ricercatrice oncologica spesso me lo fa ricordare. Così come me lo ricordano i miei amici che fanno lavori normali. E’ poi il consiglio che do ai miei compagni più giovani: non restate chiusi nel mondo ovattato del pallone, aprite gli occhi, conoscete più persone per capire le cose importanti della vita.
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