Marcella Schiavio, figlia della grande bandiera rossoblu Angelo Schiavio, ha parlato a Il Resto del Carlino, in ricordo del padre e soffermandosi sulla stagione attuale dei rossoblu.“Cinque pappine alla Lazio, quarti davanti alla Juve. Mio papà lassù se la starà ridendo di gusto…”.
“Tanto. Perché è una squadra piena di giovani, che in campo si divertono e che divertono chi li vede giocare. Vedere il Dall’Ara pieno di bandiere rossoblù che esplode di gioia è uno spettacolo. E mi fa tornare bambina, ai tempi in cui mio padre mi portava al Comunale a seguire gli allenamenti. La guerra era appena finita, lui aveva smesso di giocare ma non di dare una mano al suo amato Bologna”.
“Sempre: dal Bologna non ha mai voluto una lira. Lavorava nel negozio di famiglia in via Clavature e indossava la maglia del Bologna per pura passione. Sul suo passaporto, alla voce professione, c’era scritto ‘commerciante’. E mi raccontava che la cosa lasciava sempre un po’ perplesso il presidente Dall’Ara”.
“Però c’è Orsolini, che è con noi da tanti anni. Di gol ne fa anche lui, ma a me piace anche come batte i corner: quando prende la rincorsa mi aspetto sempre qualcosa di bello”.
Oltre a lui? “Dico Dominguez. Quel ragazzino mi piace da matti: li salta tutti e non va mai per terra”.
“Parto da chi li allenava un anno fa: Motta. Quando è andato via, e per il modo in cui è andato via, ci sono rimasta male. Mi ha molto deluso”.
Su Italiano ammette: “Devo essere sincera: non lo conoscevo tanto e in estate avevo dei dubbi, ma poi mi sono dovuta ricredere. Questo allenatore ha dato un gioco alla squadra e ha costruito un gruppo molto affiatato. In poco tempo ha saputo conquistare anche i tifosi: a dicembre faccio ottant’anni e da quando seguo il Bologna non ho visto tanti allenatori capaci di far breccia nel cuore dei tifosi già a pochi mesi dal loro arrivo”.
“Tornare in Champions è un traguardo alla portata, così come arrivare in finale di Coppa Italia, ma dico di più: per me questo Bologna il prossimo anno è maturo per lottare per lo scudetto. Anche perché se oggi guardo alla classifica non siamo così distanti dalle prime tre. E noi abbiamo una carta che gli altri non hanno: il presidente Saputo”.
E sul presidente prosegue: “Ricordo quando il Bologna qualche anno fa al Dall’Ara mi chiamò a bordocampo per inaugurare una nuova maglia e lui volle scendere dalla tribuna per conoscermi di persona. Quando mi abbracciò vidi che era commosso, probabilmente lo emozionava la storia di mio padre. Oggi quando lo inquadrano allo stadio lo vedo felice, segno che sta bene qui, che in questa città si sente a casa. E infatti in Canada torna sempre di meno”.
“Fa strano dire che è passato un secolo. Papà arrivò al Bologna quando aveva diciassette anni e smise presto, anche se poi nel ‘37 i tifosi andarono in corteo davanti al negozio per chiedergli di esserci anche il 6 giugno a Parigi, quando la squadra il vinse il Torneo dell’Esposizione battendo per 4-1 il Chelsea in finale. Quel trofeo ce l’ho ancora e lo custodisco con orgoglio”.
“C’era una piazzetta perfetta per l’intitolazione in via Clavature, me lo avevano promesso due sindaci, prima Merola e poi Lepore, ma non se n’è mai fatto nulla. Papà se fosse qui mi direbbe: ‘Marcella, lasa ban ster’”.
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