Quest’oggi è stato intervistato sulle colonne di Repubblica l’ex calciatore rossoblù Giancarlo Marocchi. Di seguito le parole dell’ex felsineo sulla stagione del Bologna.
Bella domanda, io credo che in Europa League ci sia anche la possibilità di arrivare molto avanti, però la prossima sarà una Champions completamente nuova, una vera meraviglia con otto squadre da affrontare, sarà un vero giro per l’Europa contro big e meno big, ci sarà di tutto. E poi dico di più, nulla ci vieta di pensare anche al risultato sportivo. D’accordo, ci sarà tempo anche per quello, ma non dimentichiamoci che su 36 al via ne usciranno solo 12. Ripeto comunque che avremo modo, mi auguro di tutto cuore, di pensarci.
Non c’è dubbio. Va detto che la prima e la seconda dell’anno scorso, Napoli e Lazio, sono andate piano e questo non era preventivabile. Ma nemmeno lo era che andasse fortissimo il Bologna, come invece è accaduto.
In estate il Bologna perse Arnautovic, il suo miglior giocatore. E lanciò quella che era la sua riserva, Zirkzee. Poi furono venduti i due migliori centrocampisti, Dominguez e Schouten, e quando si cambia lì si dice sempre che servirà pazienza. Credo che l’obiettivo la scorsa estate fosse di continuare a fare bene, magari c’era la speranza di poter anche arrivare in Europa, non quella di disputare un campionato simile.
Allora, se penso a quello che il club ha fatto a gennaio, comprando tre giocatori quando le cose stavano andando benissimo e si sarebbe anche potuto non toccare nulla, ho grande fiducia. Prendere Castro, Odgaard e Ilic significa guardare avanti e guardare avanti significa impostare un Bologna che possa stare dalla nona alla quarta posizione con una certa stabilità, sapendo che nel calcio di certo e di scontato non c’è mai nulla. In una società che fa questo tipo di scelte per me c’è una visione.
Calma, qui si entra in un ambito complicato, io ho una umana simpatia per Sartori ma preferirei non rispondere; sulle strategie, sulle gerarchie di un club preferisco non entrare, dico solo sono contento del percorso che ha fatto Saputo in questi anni.
C’è tutto Thiago in questa squadra che gioca in modo splendido. E c’è tutto Thiago in una squadra che affronta l’Udinese senza schierare Calafiori. Se anche non sei d’accordo con Thiago, devi capire che lui ha un metodo, appunto il “metodo Thiago” che va accettato. È un po’ il suo segreto, sarebbe bello capire certe sue scelte, ma domandarglielo è inutile, questo è il suo segreto e a volte è bello rendersi conto di non capire nulla di quello che fa. Risultati clamorosi, poi c’è il modo in cui arrivano, e per capirlo basta guardare la gente che esce dallo stadio. La loro felicità ci riporta, l’ho già detto anche tempo fa, al Bologna di Baggio e Signori, di Kolyvanov e Andersson.
È complicato. Da un lato bisognerebbe far finta di pensare che siano quattro partite uguali alle altre, ma solo un folle può pensare che siano quattro partite uguali alle altre, per cui credo sia inevitabile e anche giusto che ci sia una tensione a mille, perché è impossibile, in una situazione come questa, rimanere indifferenti.
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