La Fortitudo non è padrona del proprio destino, si sapeva chiaramente già da settimane. L'ultimo turno ha solo reso ancora più evidente lo scenario. Con la sconfitta di Sassari e con la vittoria della Gevi Napoli, per la Kigili la distanza dalla salvezza è tornata ad essere di 2 vittorie. Sempre con rotazioni ridotte al lumicino, gli uomini di Martino hanno tuttavia mostrato ancora una volta segni di vita in un mese di marzo che li ha rimessi in carreggiata per la lotta salvezza rendendo la F una pretendente credibile per l'obiettivo. C'è ancora margine e a questo devono aggrapparsi i biancoblu per non perdere speranza e fiducia. Ovviamente non si può prescindere dagli scontri diretti a partire da quello di domenica in casa contro Cremona e altrettanto ovviamente non si può non sperare che chi è davanti in classifica freni il proprio cammino. D'altronde la rincorsa della Fortitudo è iniziata tardi, tante partite non sono state affrontate con il giusto spirito ma questo ormai è il passato che non può contare. Bisogna crederci, bisogna continuare a lottare, bisogna andare oltre le avversità, bisogna trovare energie anche lì dove non ci sono.

Una Virtus Segafredo diversa dal solito, più votata alla difesa e al non far segnare gli avversari, con un attacco che a volte ha perso per strada brillantezza ed incisività. Il sabato sera bianconero contro Reggio Emilia è stato soprattutto questo. Che potessero esserci difficoltà offensive legate all'assenza contemporanea di Belinelli, Teodosic e Jaiteh era qualcosa di prevedibile; tuttavia nel complesso la squadra ha mostrato idee chiare e capacità di adattamento, contro un team molto solido e ben definito anche con tante, pesanti, assenze. Una gara e una vittoria che, sommata a quella d'autorità a Patrasso in Eurocup, ha dato qualche certezza in più alle V Nere in vista della fase caldissima della stagione. Domani contro Gran Canaria il livello si alza, la Segafredo deve farsi trovare pronta.

Un dovuto pensiero va alla Virtus femminile, capace di tenere testa alla Famila Schio nella finale di Coppa Italia. Dopo un primo tempo di rincorsa, le bianconere hanno avuto la forza tecnica e mentale di recuperare fino al 77 pari: lì le venete hanno avuto più lucidità nella gestione di un paio di possessi vaganti e hanno portato a casa il trofeo. In condizioni ancora non ottimali, ancora non al completo, con la nuova arrivata Sagerer in campo per spiccioli di gara, le virtussine hanno saputo lottare faccia a faccia contro una squadra più avanti e più completa. La sconfitta lascia l'amaro in bocca ma allo stesso tempo la sensazione che la strada sia quella giusta e che questo gruppo possa solo crescere.

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