Neres avvisa Bologna: “Grande rispetto per loro, ma siamo qui per vincere il trofeo…”

David Neres suona la carica nella giornata della finale di Supercoppa: il brasiliano ha fame di vittoria e di trofei.

Napoli e Bologna sono pronte ad affrontarsi stasera nel big match valido per la conquista di un trofeo prestigioso: la Supercoppa italiana.

L’attaccante brasiliano del Napoli, che si è distinto negli ultimi due mesi come uno degli uomini più decisivi per la squadra di Conte, ha rilasciato un’intervista esclusiva per il Corriere dello Sport in cui ha commentato l’imminente finale di Supercoppa contro il Bologna.

Neres carica Napoli per la finale contro il Bologna

La prima domanda che viene fatta a Neres riguarda il modo di approcciare le finali:

In situazioni come questa, lei sa bene come comportarsi. Tuttavia è la prima finale contro il Napoli: prevale l’emozione o la concentrazione?


«Direi entrambe. C’è sicuramente emozione, ma anche tanta attenzione. Giocarsi un trofeo è sempre qualcosa di speciale. Una finale non è mai una gara come le altre: l’unica cosa che conta è vincere».

Il Napoli può contare su due uomini capaci di cambiare la partita in un attimo, Hojlund e Neres: una coppia temibile.


«Alla base di tutto, però, c’è sempre il gruppo. Quando la squadra funziona nel suo insieme, diventa più semplice anche per i singoli mettersi in luce. I successi nascono dal lavoro collettivo e credo che a Napoli, tra giocatori e allenatore, si stia lavorando nel modo giusto».

Il giornalista ritorna poi sulla sfida tra le due squadre del mese scorso:

Facciamo un passo indietro: 9 novembre, 43 giorni fa, Bologna-Napoli 2-0.

«Quella sconfitta è stata un colpo duro. Ci ha fatto male e non è stato facile assorbirla. Per nostra fortuna è arrivata la sosta, che ci ha permesso di allenarci tanto e di analizzare con calma ciò che avevamo sbagliato e ciò che invece funzionava».

David Neres e Sam Beukema
Neres carica Napoli per la finale contro il Bologna. (Photo by Francesco Pecoraro/Getty Images via OneFootball) – Bologna Sport News

 

Com’è stata la settimana in cui Conte si è allontanato?


«Al rientro abbiamo mostrato un atteggiamento diverso e un’identità di gioco rinnovata. I risultati ci hanno dato ragione, soprattutto perché abbiamo messo insieme cinque vittorie consecutive: senza successi non cambia nulla. Quelle vittorie, invece, ci hanno ridato fiducia e slancio. E adesso possiamo goderci questa finale».

Torno su Conte: una volta ha detto di non aver mai corso così tanto come con lui. È cambiato qualcosa?


«No, assolutamente. È rimasto tutto uguale. Semplicemente, con due partite a settimana, non è sempre possibile allenarsi con la stessa intensità. Quando si riesce, però, si continua a lavorare forte».

Alla vigilia di una finale torna spesso una celebre frase di Eto’o:
«Le finali non si giocano, si conquistano».


«Condivido pienamente questo pensiero: alla fine della carriera ciò che resta nella memoria sono i trofei alzati. Per questo il Bologna vuole vincere e anche noi vogliamo vincere».

Sarà una sorta di rivincita?


«Non abbiamo cancellato il passato, ma questa gara è tutta un’altra storia. È una finale e abbiamo un obiettivo chiaro in testa: nutriamo grande rispetto per il Bologna, ma siamo qui per portare a casa il trofeo».

Contro il Milan il messaggio è arrivato forte e chiaro. Dopo i gol, lei e Hojlund siete andati ad abbracciare Lukaku in panchina.


«Romelu è il giocatore che, più di tutti, mi ha trasmesso fiducia e serenità dal mio arrivo a Napoli. Parliamo spesso: ha sempre cercato di sostenermi e di ricordarmi le mie qualità. È stato naturale andare da lui, gliene sono grato».

Quanto pesa l’assenza di Big Rom?


«Pesa come quella di tutti gli altri grandi giocatori che in questo momento sono fuori per infortunio».

Nel 1990 un altro brasiliano come lei fu decisivo nella prima Supercoppa vinta dal Napoli contro la Juventus: Careca, una leggenda.


«Prima di una recente sfida con il Milan ho avuto modo di incontrarlo e abbracciarlo. Gli ho detto quanto sia importante per me e per tanti altri, soprattutto per chi, come me, è nato a San Paolo e ha l’onore di vestire la maglia del Napoli».

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