L’intervista di Riccardo Orsolini a Cronache di Spogliatoio
Dopo le anticipazioni delle scorse ore, oggi 18 novembre è stata pubblicata l’intervista integrale realizzata da Cronache di Spogliatoio a Riccardo Orsolini, leader del Bologna che “viaggia” sempre più in alto in classifica. Dal modello Atalanta portato avanti con grande successo al rapporto con tre allenatori diversi ma a cui è rimasto molto legato: Sinisa Mihajlovic, Thiago Motta e Vincenzo Italiano.
Sul finale, un parere sulla Nazionale di oggi, la nascita della sua esultanza del “toc-toc” in camera e sulla città di Bologna, ormai entrata nel cuore dell’attaccante del Bologna.
Come raccontato da Riccardo Orsolini ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, lo standard iniziale del Bologna – artefice di un progetto ambizioso negli anni scorsi, portato a termine nel breve termine dai rossoblù – era quello di seguire “il modello Atalanta”, da provinciale a big della Serie A con Gian Piero Gasperini al comando.
Se penso ai primi mesi al Bologna e quello che è oggi… Il merito è di tutti, i primi che hanno creduto in questo progetto sono stati quelli della società: i dirigenti e tutti gli addetti ai lavori. Loro che hanno fatto sì che potessimo crescere esponenzialmente ogni anno, cercando di imitare il modello Atalanta. Era un po’ quello l’obiettivo e oggi posso dire con estrema fermezza che ci siamo riusciti.
Orsolini e il ricordo di Sinisa Mihajlovic: “Ha dato stabilita, con lui le basi del nostro percorso”
Le basi del “nuovo” Bologna, una delle squadre più insidiose del campionato di Serie A, nascono dal lavoro di Sinisa Mihajlovic. L’esterno dei rossoblù, ricorda il suo legame speciale con l’allenatore serbo, profondamente legato ai colori rossoblù dopo la straordinaria esperienza in panchina.
Di solito c’è il tavolo dello staff e quello della squadra, ma con Sinisa eravamo tutti mischiati e lui mi volle vicino a lui. Ero sempre con lui pranzo e cena, ma è stato bellissimo perché ho capito tanto della persona. Mi ha fatto capire il bene che mi voleva, mi aveva adottato come figlioccio, sono cose che rimandano quando guardi indietro e pensi al percorso che hai fatto, il ricordo che hai dell’uomo. L’ho sempre citato nelle mie interviste anche dopo la Coppa Italia, ho sempre avuto un pensiero per lui e la sua famiglia perché era come se un po’ ne facessi parte anche io, mi ha insegnato molte cose, mi ha bastonato, ma, anche quando lo faceva in modo brusco, aveva una sua finalità. Con il passare degli anni ripensi ad aneddoti, ricordi e quando me lo ricordate mi scappa sempre un sorriso, è un momento bello della mia vita calcistica. Lui ha dato stabilità a noi, abbiamo messo le basi e ci siamo impostati sul nostro percorso
Thiago Motta “un pazzo rivoluzionario”, Italiano “una persona schietta e sincera”
In termini puramente numerico (e di punti e successi), il Bologna attuale raccoglie i suoi primi frutti nell’era Thiago Motta, durata un biennio prima del passaggio dell’italo-brasiliano alla Juventus. Con i rossoblù, un percorso straordinario per l’ex PSG, definito come un “pazzo rivoluzionario” dal calciatore del Bologna e raccontato così nel corso dell’intervista:
È arrivato e ha portato altri cambiamenti a livello di campo, tantissime novità. Con lui siamo diventati una squadra bella da vedere, efficace e che portava risultati. Noi avevamo un gioco spumeggiante, co lui si pensa un po’ di più alla parte estetica. Con Thiago abbiamo poi raggiunto la storica qualificazione alla Champions League: ci ha fatto arrivare nel punto più alto della storia recente del Bologna. Lui era un pazzo rivoluzionario. Aveva delle idee sue di gioco, anche di allenamento, totalmente diverso da un approccio di un altro tecnico base. Preparavamo poco gli avversari, ci concentravamo più su di noi, sul nostro gioco, poi facevamo anche video chiaramente, ma era tutto pensato su di noi. Eravamo un po’ presuntuosi, sfacciati e ha segnato un passaggio importante per noi. Ha fatto le sue scelte alla fine, ma ci ha lasciato delle basi molto importanti e utili per il futuro.
Con il passaggio di Thiago Motta a Torino, alla Juventus, arriva a Bologna Vincenzo Italiano.
Italiano? Ha avuto l’intelligenza e la bravura di mettere insieme le sue conoscenze con quelle che già la squadra aveva per formare una macchina quasi perfetta. Ci siamo trovati fin da subito perché apprezzo tantissimo le persone schiette perché capisco quello che provi, lui è un uomo vero e trasparente. All’inizio abbiamo avuto difficoltà è vero, lui non riusciva a trasmetterci le sue idee e noi non le capivamo, ma poi ci siamo sciolti, ci siamo fusi ed è nato un connubio perfetto. La vittoria della Coppa Italia è stata la ciliegina sulla torta del percorso e siamo diventati uno squadrone

Riccardo Orsolini, Nazionale e sogno realizzato: l’aneddoto sull’esordio e le parole di Vialli
Dopo aver ampiamente parlato dei giovani di oggi sostenendo che “si sentono tutti fenomenini”, Riccardo Orsolini tocca il tema della Nazionale.
Io l’avevo già assaporata, l’apice del mio percorso. Aneddoto? Quando feci la prima presenza, Vialli ti preparava il gagliardetto con il numero dell’esordiente che eri in Nazionale. Gianluca diceva sempre questo: “Azzurri una volta, Azzurri per sempre”. Questa frase io non la dimentico, anche tra 50 anni me la ricorderò, è una roba che sognavo.
Infine, l’attaccante della Nazionale parla della città di Bologna, giudicata con un clima “molto rispettoso” e che permette “di girare in città tranquillo”. Riccardo Orsolini, definisce Bologna come una piazza da una “pressione sana” e poi elogia la tifoseria rossoblù:
Sono contento dei sostenitori che abbiamo, non tutti possono vantare una tale educazione





