Parla l’ex portiere di Casalecchio di Reno che ai microfoni di Bologna Sport News, intravvede grandissime prospettive nella formazione di Italiano sulla possibilità di continuare a raggiungere grandi traguardi.
Scudetto, parola che a Bologna hanno iniziato timidamente a pensare alla luce del bellissimo momento che sta attraversando la formazione di Vincenzo Italiano. Un sogno che per Marco Ballotta è diventato realtà nella primavera di ventisei anni fa.
Nel vero senso della parola, visto che sembrava ormai svanito nel nulla e che di colpo diventò reale e concreto in quel pomeriggio del 14 Maggio del 2000, quando la Lazio di Eriksoon vinse 3-0 all’Olimpico contro la Reggina, ormai appagata dalla salvezza ottenuta e la Juventus di Carlo Ancelotti naufragò nel pantano di Perugia, al culmine di una partita che ancora continua ad essere oggetto di discussione.
Nativo di Casalecchio di Reno, l’ex portiere anche di Parma, Modena e Treviso, fa un bilancio sull’andamento dei rossoblù, in vista dell’imminente impegno in Europa League contro il Salisburgo.
Ballotta, un’attenta analisi sul momento della squadra
Ballotta, la sensazione è che a Bologna si siano ormai abituati a vivere momenti di grande esaltazione: dove può arrivare quest’anno la formazione di Italiano?
“Bisogna sempre rimanere con i piedi per terra. Parto con questa premessa per dire che la priorità è sicuramente quella di migliorare il piazzamento della scorsa stagione in campionato. Un Bologna che a primavera ha un po’ sacrificato il campionato, perchè troppo grande era il sogno di riportare un trofeo a casa a distanza di mezzo secolo. In questa prima parte d’annata, ho visto una squadra che sta giocando benissimo e ha le carte in regola per lottare fino alla fine almeno per un posto in Champions League. A livello tecnico, ha qualcosa in meno rispetto alle sue avversarie, però con la voglia e l’entusiasmo può farcela ad arrivare nelle prime quattro posizioni.”
Un inizio un po’ altalenante, poi il repentino cambio di passo che ha riportato il Bologna in alto.
“Sarà un caso, ma anche lo scorso anno è stato cosi. Penso che incida parecchio il tipo di preparazione che pianifica Italiano durante il ritiro estivo, prima d’avere una partenza un po’ a rilento per poi venire fuori sulla distanza. Potrebbe essere oggetto di discussione all’interno dell’ambiente bolognese, ma in fin dei conti i risultati stanno dando ragione al tecnico ed è quello che conta veramente.”
Adesso c’è da cambiare marcia anche in Europa League.
“Una competizione diversa rispetto al campionato, dove il Bologna deve fare necessariamente punti per centrare l’approdo agli ottavi di finale. Confido molto in Italiano, visto che anche nelle competizioni europee ha dimostrato il suo valore a Firenze, centrando due finali consecutive di Conference League. Lo scorso anno è stata fatta un’esperienza importante in Champions League e credo che ci siano le condizioni per continuare a crescere anche a livello europeo.”
Bologna, i meriti di Italiano

Quanti meriti dà a Italiano, sul momento straordinario del Bologna?
“Tantissimi. Tra le cose che più mi ha stupito di lui, è che non vedo mai segni di scontentezza quando in estate la società vende sempre qualche elemento importante della rosa. Insieme a Di Vaio e Sartori sta facendo i passi giusti, facendo diventare il Bologna una vera e propria squadra “simpatica”, nel senso più puro del termine. Resta solamente da inserire Ciro Immobile in un collettivo già collaudato e che con la sua presenza può aggiungere un ulteriore tassello per quel che riguarda l’esperienza. Sono anche contento che Vincenzo ha deciso di rimanere a Bologna, in una città e piazza bellissime che ormai tutti considerano come un punto d’arrivo e non di partenza.”
E diventato un vero beniamino del popolo bolognese?
“Non c’è alcun dubbio nel dirle di si e non era assolutamente facile per diversi motivi. Ad iniziare dal fatto che si veniva dalla storica qualificazione in Champions League con Thiago Motta e dal fatto che Vincenzo era reduce dall’esperienza di Firenze. E risaputo come tra Bologna e Fiorentina ci sia sempre stata una vera e sana rivalità. Posso affermarlo tranquillamente: è ormai diventato l’idolo assoluto di una città intera, alla luce anche della vittoria della Coppa Italia.”
Bologna, il sogno chiamato scudetto: Ballotta si espone
E un Bologna che può veramente credere allo scudetto?
“Le rispondo come si ama fare in queste situazioni: sognare non costa nulla. Vedo sicuramente delle squadre più attrezzate, come Napoli, Inter e Milan, ma nella vita mai dire mai. Nella conquista ad un posto in Champions, non sottovaluterei nemmeno il Como, la Roma e la Juventus.
Però certo, se a primavera dovesse trovarsi nella medesima posizione attuale, allora si che diventa legittimo farci un pensierino. Tutto dipenderà anche dal fatto se il Bologna riuscirà ad andare avanti in Europa League e Coppa Italia. Chiaro che con il solo campionato a disposizione, concentrarsi solo su quello potrebbe essere un particolare in grado di fare la differenza”.

Più in generale, si sono creati i presupposti per poter vivere un lungo ciclo vincente….
“Sembrerebbe di si, ma più che vincente preferirei dire “di crescita”. Vincere dei trofei non è mai facile e io lo so benissimo, però il Bologna è sulla strada buona per poterci riprovare anche quest’anno. Dopo la Coppa Italia vinta a maggio, adesso la Supercoppa Italiana deve rimanere un sogno e un obiettivo. Affronterà squadre più forti sulla carta, ma con il bel gioco e la voglia di continuare a stupire, può giocarsela alla pari”.
Da ex portiere, cosa mi dice di Skorupski e Ravaglia?
“Sono più sincero possibile : il primo non è il mio prototipo di portiere. Però mi ha meravigliato in positivo e sta garantendo, con le sue prestazioni, tantissimi punti alla classifica del Bologna. Il secondo è una buona alternativa, che si è fatto trovare pronto quando è stato chiamato in causa. Italiano ha a disposizione due ottimi interpreti del ruolo, con l’aggiunta di quel ragazzino che contro il Napoli…”
Si riferisce ovviamente a Pessina…
“Esattamente, direi che in una partita dall’alto coefficiente di difficoltà e con le pressioni al massimo, ha dimostrato d’avere grandi potenzialità. Da persona navigata che di calcio ne ha vissuto a sufficienza, le consiglierei a gennaio di rimanere a Bologna, fare il terzo portiere, vivere con costanza l’ambiente della prima squadra e continuare il proprio percorso di crescita nel campionato Primavera. Definisco questa la giusta strada da fare per un ragazzo che sembra avere le qualità per emergere”.
Tra una settimana ci sarà Bologna-Parma, (ottavo di finale di Coppa Italia), che è anche un po’ la sua partita.
“Vendedola da bolognese e da ex parmense, affermo tranquillamente che sulla carta non sembra esserci partita. Troppo ampio il divario tecnico tra le due squadre e credo che Cuesta darà spazio alle seconde linee, avendo nel campionato e nel raggiungimento della salvezza la priorità principale. Però sarà sempre una partita, che la formazione di Italiano dovrà continuare a dimostrare d’essere all’altezza della situazione ripetendo le stesse prestazioni del campionato.”
Bologna, quel paragone illustre con una big del passato
E stato protagonista nella parte iniziale del Parma di Nevio Scala, ha contribuito al periodo d’oro della Lazio di Eriksson: tra le due squadre, chi potrebbe assomigliarsi al Bologna attuale?
“Direi il Parma, con l’analogia non indifferente d’essere state due squadre cresciute nel tempo. In quell’epoca nella città parmense ci furono meno pressioni, perché mi trovai in una società che fino a qualche anno addietro era in Serie B e al massimo aveva centrato una qualificazione in Coppa Uefa in A. A Bologna ben prima della vittoria della Coppa Italia nel mese di maggio, c’era già stata l’abitudine a vincere qualcosa d’importante, come la conquista dei sette scudetti. “
Da bolognese, le è rimasto il rammarico per non aver mai giocato in Prima Squadra?
“Si e parecchio. Ho fatto panchina sia in C, come in B e una in A a sedici anni. Confesso che ci fu un momento in cui si stava creando la possibilità di giocare, nella squadra della mia città, durante la gestione di Renzo Ulivieri. Mi sentii con il mister, ma quando si trovò nella condizione di decidere, fece scelte diverse. Pazienza, è andata cosi, ma alla fine sono comunque riuscito a togliermi le mie soddisfazioni dovunque sia andato a giocare.”
Citavamo il Parma di Scala e la vittoria della Coppa Italia di Italiano. Ironia della sorte, quel ciclo straordinario parti guardacaso con la conquista della coppa nazionale nella doppia finale vinta contro la Juventus.
“E esattamente cosi e il termine di paragone tra le due squadre ci sta benissimo. Dalla quella bellissima soddisfazione iniziammo a capire che potevamo diventare una squadra importante, in grado d’ambire ad altri traguardi prestigiosi.”
Riferimento non puramente casuale : la vittoria della Coppa delle Coppe a Wembley.
“Fu veramente un risultato inaspettato, che tutta la città di Parma si godette perchè mai era stata abituata a queste tipo di sensazioni. Vincere in uno degli stadi più importanti al mondo e con tanti parmigiani al seguito, rimmarrà per sempre una cosa indimenticabile.”
Si parlava prima di ciclo straordinario: Un altro di cui ne ha fatto parte, essendo stato però meno protagonista, è stato quello con la Lazio di Cragnotti.
“Parliamo però di una squadra totalmente diversa. Per il valore tecnico ha veramente vinto molto poco, ma ciò non toglie come mi sono tolto le mie soddisfazioni personali da secondo di Luca Marchegiani. Abbiamo vinto uno scudetto, una Coppa delle Coppe, due Coppe Italia e giocato una finale di Coppa Uefa persa contro l’Inter. Un periodo anche in questo caso memorabile vissuto con la Lazio, con il rammarico che forse si poteva ottenere qualcosa in più. Pazienza, questo fa anche parte del calcio”.
Ballotta, le vittorie in carriera e la nuova vita calcistica
Ha vinto anche diversi campionati di Serie B: quale pensa che sia il più bello e difficile da conquistare?
“Non mi va di fare una particolare classifica, dico solo che tutti sono stati belli da vincere. Ne ho vinti due in Emilia, con il Modena e la Reggiana, uno con il Treviso, tutti è tre dal valore storico e simbolico. Il primo dopo la promozione dalla C1 maturò in maniera inaspettata, gli altri due dopo essere partiti male ed essere risaliti in classifica. Soprattutto a Reggio Emilia ho avuto il privilegio di vincerlo con un certo Carlo Ancelotti, non uno qualunque.”
Da tanto tempo, si è cimentato nel mondo del calcio dilettantistico.
“Si e mi sto divertendo molto. Una volta chiusa la carriera nei professionisti, ho deciso di cimentarmi nei dilettanti. In un mondo calcistico totalmente diverso e trasformandomi in attaccante in Prima Categoria e Promozione. Adesso sono presidente del Terre di Castelle, una società che milita nel campionato d’Eccellenza ed adesso occupa il sesto posto in classifica. Abbiamo l’ambizione di provare a centrare un piazzamento play off, non sarà facile ma ci proveremo fino alla fine.”





