Ok, rigore assurdo, quello della sbracciata di Soumaoro su Zaccagni. Va bene, in quarant’anni di calcio Sinisa Mihajlovic non aveva mai visto una cosa simile. Certo, poi la partita per la Lazio si è messa in discesa e provare a combinare qualcosa era oggettivamente difficile. Finito? Finito. Parliamo di cose serie? Meglio, va. Andiamo: il Bologna ha fatto un punto nelle ultime quattro partite, ne ha perse sette delle ultime nove e - soprattutto - dà l’idea di essere una squadra allo sbando, senza capo né coda, senza voglia e senza anima. Una squadra che si è arresa agli eventi, tenuta sotto schiaffo dal vento. Come è successo già in passato, ma stavolta con immotivato anticipo: forse a Casteldebole pensano che il campionato sia finito, chissà. Certo è che la compagnia rossoblù ha tirato giù la serranda. Chiuso per ferie, per urgenze telefonare ore pasti. Lo diciamo da tempo: l’errore (della società) è stato quello di credere che un allenatore che aveva voglia di andare altrove e una squadra che non è stata rinforzata potessero ricreare quell’alchimia che - in circostanze diverse - era stata la base di una salvezza straordinaria e di un paio di campionati di assestamento. Accontentarsi della mediocrità, senza far nulla per provare a orientare il proprio destino: così è stato e queste sono le conseguenze. Da due mesi e mezzo il Bologna ha deragliato. Se si fa eccezione per l’exploit al Mapei contro il Sassuolo, il resto è stato una lagna. Abbiamo sentito tifosi talmente affranti e scornati dall’attualità, da rimpiangere i tempi in cui il Bologna era invischiato nella lotta per evitare la B o - persino - quelli della gloriosa Serie C, quando peggio non si poteva fare. Sembra un paradosso, ma non lo è. Manca a Bologna la scintilla in grado di accendere un po’ di entusiasmo, fa niente se poi quell’entusiasmo sarà destinato a spegnersi, questo fa parte del pacchetto, per carità. Nell’era Saputo il Bologna è entrato una sola volta - dal 2015-16 ad oggi - nella parte sinistra della classifica, centrando un 10° posto nell’anno più complicato, quello cominciato con Pippo Inzaghi e chiuso con Mihajlovic. Sembrava l’inizio di una storia, peccato fosse una pagina fuori catalogo di una tendenza all’anonimato. Dal 2015-16 ad oggi i piazzamenti del Bologna sono stati i seguenti: 14°, 15°, 16° posto con Donadoni, 10°, 12°, 12°, 13° (posizione attuale) con Mihajlovic. Un miglioramento quindi c’è stato, ma forse anche no visto che si procede col passo del gambero. Siamo scarsi in matematica, ma la progressione - senza tenere conto di imprevisti - dovrebbe essere più o meno questa: altri tre anni (2022-2025) per stabilizzarsi attorno alla 10ª-11ª posizione, altri tre (2025-2028) per salire tra la 9ª e l'8ª e quindi cominciare a sognare l’Europa (sognare) e altri tre (2028-2031) per fare un passettino avanti (6°-7°) e infine altri tre (2031-2034) per ipotizzare concretamente - senza timori di essere smentiti - un primo piazzamento in Conference League, sempre che nel 2034 si chiami ancora così. Saputo è arrivato nel 2014-15, se il programma procede come si deve nel 2034 il Bologna aprirà la finestra europea. Un sogno - salvo imprevisti - lungo 20 anni. Se ci pensate, poteva andare anche peggio (Scherziamo, sia chiaro).

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