Stefano Denswil in azione contro il Napoli (ph. bolognafc.it)
Sette giornate, siamo più o meno ad un quinto di stagione, qualcosa è stato fatto, molto ancora c’è da fare. Proviamo a stilare una prima sommaria classifica di top & flop in chiave rossoblù, in questo «Tampionato» (vedi alla voce tamponi) che se ne sta appeso come una foglia su un albero d'autunno, tenuto su dalla passione di chi lo guarda. Pronti, via: Soriano il migliore, non solo perché s’è pure inventato capocannoniere della squadra per mancanza di un centravanti, ma soprattutto perché quando è in palla fa davvero la differenza, ha qualità e fisicità, rilegge il ruolo di trequartista in chiave moderna, la (ri)conquista della nazionale è il giusto premio per il rossoblù che più ha brillato finora. Sarebbe facile battezzare Skorupski o Denswil come i più inadeguati di questo Bologna, e infatti a noi piacciono le sfide facili ;-). Skorupski (non sempre) para quello che si può e (mai) para quello che non si può. Denswil - banalmente - in Belgio poteva fare la sua parte, in Serie A no: 7 milioni e alè, acquisto sbagliato (la misura di quanto sia poco redditizio il suo rendimento ce la danno i «sigh sigh» di chi rimpiange Bani, pensa te, hai detto Franco Baresi). Procediamo: deludente Sansone (dov'è sparito? pare incapace di darsi/trovare un ruolo), balbettante Hickey (le belle gioie dopo una partita già parlavano del nuovo Roberto Carlos), a data da destinarsi Dijks, decorativo Mbaye (lo si sa da ormai due-tre anni), in naftalina Calabresi (ma perché?), una garanzia De Silvestri, appena decente Danilo, che ci mette una pezza spesso quando già il Bologna è in braghe di tela, cioè quando serve poco. Skov Olsen è un nostro pallino (mea culpa, mea grandissima culpa), ma non possiamo far finta di non vedere che va a intermittenza, come le luci stroboscopiche di certe discoteche anni ’80. Poli e Medel mancano come la scatoletta di tonno quando in frigo non c’è nulla e bisogna pur inventarsi un pranzo, Tomiyasu decoroso ma fuori ruolo (insistiamo: deve giocare terzino), da Dominguez ci aspettavamo di più, Schouten e Svanberg (eccoci, finalmente) sono i due giovani (23 e 21 anni) che più hanno brillato, al netto di qualche inciampo da mettere in conto quando si parla di tenera età. Schouten nonostante quel faccino da putto della Next Generation è tosto assai, possiede tigna e geometrie definite e la fiducia di Mihajlovic (ha già un minutaggio doppio rispetto a Svanberg): crescerà, crescerà, crescerà. Positivo ma più cauto il giudizio su Svanberg, questo è comunque il suo terzo campionato a Bologna: per il salto di qualità, ora o mai più. Capitolo Orsolini: per portare in dote (da solo) 4-5 punti gli sono necessarie 3-4 partite di livello. La domanda è: bisogna accontentarsi di questo o da lui - considerate le qualità - era lecito attendersi qualcosa in più? Per noi: buona la seconda. Palacio è un monumento, ma andrebbe preservato. Perfetto per un utilizzo part-time, chiedergli di più è sleale. Barrow ha avuto finora una sola giornata di grazia, prima e dopo si è rifugiato in una zona d'ombra: se suona la sveglia, il ragazzo può arrivare in doppia cifra; dovrà essere bravo Mihajlovic a stanarlo dalla pigrizia che sembra averlo attanagliato. Chi resta? Santander è un mistero (ma non buffo), ma mica è colpa sua: la colpa semmai è di chi ha pensato che potesse essere diverso da quello che è. Se al mercato compri una melanzana, sei un illuso se poi speri di cucinare un risotto agli scampi. Chiusura in bellezza: Vignato è un cioccolatino dentro un vassoio (la squadra) ancora mezzo vuoto. Potenzialmente, uno su cui contare. Oggi, uno da far cantare (la sua canzone). Ha una qualità: accende la fantasia, e di questi tempi ne abbiamo tutti bisogno.

Baldursson in Nazionale maggiore: sfiderà l'Inghilterra a Wembley
Fortitudo: in tre lavorano a parte, febbre per Palumbo

💬 Commenti